Tunisia, l’odissea comincia dalla banana radio

BEN GUERDANE (TUNISIA) - di Marco Sanfilippo

Scordatevi la banana radio se volete visitare la Tunisia! Nessun parto della fantascienza, sono soltanto simpatici transistor con la forma del frutto (come nelle fotografia sotto), regalo di uno sponsor per i bambini africani, ma - all’arrivo della nave da Genova - hanno attirato la scrupolosa attenzione dei doganieri tunisini che ci hanno bloccato un’oretta per controllare le radioline e hanno addirittura annotato sul passaporto il «prezioso» carico.

Ok, erano una ventina (ora sono 19, una è rimasta a un aiutante dei doganieri...), ma il resto non l’hanno nemmeno degnato di uno sguardo e sul Toyota Land Cruiser c’erano pure due telefoni, di cui uno satellitare, due macchine fotografiche con tre obiettivi, un computer e un Gps. Boh.

La prima tappa del giro del mondo in jeep, appunto la Tunisia, è di puro trasferimento. Siamo diretti in Libia, dove in frontiera ci attenderà una guida che ci scorterà per la visita di una settimana e ci accompagnerà al confine con l’Egitto. Sì, il colonnello Gheddafi non consente ai turisti che entrano nel suo Paese di circolare liberamente, così dovremo sorbirci uno «spione» che ci costerà 40 euro al giorno più vitto e alloggio. Fino al 2000 la Libia non era così inaccessibile, lo è diventata quando turisti europei in viaggio nella regione montuosa del Jebel Acacus pensarono bene di realizzare calchi con il silicone di preziosissime sculture rupestri. Souvenir, frutto del vandalismo, pagati carissimo considerato che il governo libico ha instaurato pesanti restrizioni turistiche.

I due giorni in Tunisia, intanto, non ce li siamo goduti. Ci sta stressando un problema tecnico: la combinazione computer-telefono satellitare non è quasi mai in grado di inviare i dati in Italia, se state leggendo l’articolo è stato per un colpo di fortuna, un collegamento ok dopo ore di infruttuosi tentativi. I tecnici si stanno adoperando per scovare una soluzione, ma il problema dovrebbe risolversi quando ci verrà inviato in Egitto un modem satellitare che lavora alla velocità di 144 kbit/s (il nostro Motorola 9505A va a 2,4 kbit/s, è un’autentica sofferenza). Per il momento, comunque, non possiamo inviare nessuna fotografia digitale, sarebbe una procedura interminabile.

Per la serie il mondo è piccolo, a Kairouan ci siamo imbattuti in una guida tunisina che conosce benissimo Augusto Zanetti, il benzinaio di Sedrina che ha visitato innumerevoli volte l’Africa come meccanico di Avventure nel mondo. E quando, dopo mezzanotte, abbiamo convinto il gestore di un ristorantino a prepararci un panino con il tonno, ci è sembrato di essere ancora in Italia visto che in televisione trasmettevano un film di Retequattro (tutti lo vedevano ma nessuno capiva l’italiano). Ah, il panino gigante con il contorno di patatine fritte e olive più una coca-cola è costato l’equivalente di quasi due euro. A proposito di euro, una camera singola in un albergo a tre stelle con piscina e colazione inclusa viene 35 euro e un litro di gasolio circa 40 centesimi di euro.

Dimenticando lo stress informativo, il resto è ok. Le strade sono belle e soprattutto non c’è traffico, la Toyota è di un’affidabilità unica, non ci sono turisti (stiamo viaggiando all’interno, lontano dal mare; sembra la Sicilia per i numerosi uliveti), la gente è cordiale e con il francese un po’ ci si intende. Purtroppo, essendo un Paese musulmano, non esiste l’ombra di una birra (anche se abbiamo sperato attraversando una cittadina che si chiama Bir Alì...), ma con il caldo che c’è -circa 35 gradi, peraltro sopportabili - l’acqua rappresenta una consolazione impagabile. A risentirci quando saremo in Libia.

(21/07/2005)

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