Un rottame spaziale cade venerdì
Forse è Snoopy, modulo dell’Apollo 10

Potrebbe essere «Snoopy», il modulo lunare della missione Apollo 10, il rottame spaziale che, nella mattinata di venerdì 13 novembre, cadrà nell’atmosfera terrestre in corrispondenza dell’Oceano Indiano.

Ne sono convinti gli astronomi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) che lo hanno osservato con il telescopio di Loiano, vicino Bologna. L’impatto con l’atmosfera è previsto alle 7,19 (ora italiana).

Il rottame «dovrebbe bruciare nell’atmosfera, ma potrebbero sopravvivere frammenti che potrebbero finire in acqua», ha detto Ettore Perozzi, responsabile delle operazioni presso il Centro coordinamento sui Neo (Near Earth Objects) dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa). Eventuali frammenti dovrebbero cadere in una zona a un centinaio di chilometri a Sud dello Sri Lanka.

«Un aereo con a bordo ricercatori della Nasa e dell’Esa - ha aggiunto Perozzi - seguirà l’impatto con l’atmosfera». L’obiettivo è studiare la scia luminosa, che potrà dare indicazioni sui materiali di cui è composto il rottame, per risalire con precisione alla sua «identità».

Scoperto nel febbraio 2013, WT1190F è stato presto identificato come spazzatura spaziale, ma ancora non è chiaro di cosa si tratti. La sua orbita che è «condizionata dalla pressione della radiazione solare - spiega Perozzi - ci dice che è qualcosa di più leggero di un asteroide e cavo, come un rottame spaziale’».

L’identikit tracciato dai ricercatori dell’Inaf: colore sull’arancione, forma a tamburo (deducibile da alcune variazioni di luminosità), lunghezza di circa tre metri, peso di circa 10 quintali, come spiega Giuseppe Altavilla, fa pensare che si tratti proprio di uno dei protagonisti della conquista lunare.

Potrebbe essere un pezzo di cui si erano perse le tracce da molto tempo: il modulo lunare, della missione Apollo 10 lanciata nel 1969 per provare la manovra di allunaggio. Il modulo lunare era stato chiamato Snoopy, mentre quello di comando era intitolato a Charlie Brown.

Snoopy, spiega l’Inaf, dopo la prova, non fu distrutto tramite rientro controllato in atmosfera terrestre o schianto sul suolo lunare, ma, fu «scagliato» nello spazio oltre la Luna. Dopo poco il modulo esaurì le batterie per le comunicazioni e di lui non si seppe più nulla. Se fosse davvero lui, potrebbe aver imboccato un’orbita che lo sta portando a collidere con la Terra.

Gli esperti però non escludono che possa trattarsi di un rottame di altre missioni lunari, come quelle russe, cinesi o indiane. Al di là della natura del rottame, sottolinea Perozzi, «l’aspetto importante è che siamo in grado di trovare questi oggetti in anticipo, calcolare con precisione la loro orbita e prevedere l’ora esatta dell’impatto.

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