Università o case? Il futuro dei Riuniti si gioca in tre mesi

Per discutere ci sarà tempo fino alla prima settimana di maggio, dopo di che il Consiglio comunale di Bergamo dovrà decidere se approvare la variazione di destinazione d’uso dell’area attualmente occupata dagli Ospedali Riuniti (da campus universitario a residenziale) o bloccare – per almeno otto/dieci mesi – l’iter di realizzazione del nuovo ospedale.

Nel dibattito interviene anche il rettore dell’Università Alberto Castoldi: « Certo sono discussioni animate da buoni propositi, ma occorre essere realisti e restare coi piedi per terra. L’Università, una tra le più sottofinanziate d’Italia, non dispone dei capitali necessari per acquistare i "Riuniti", e quand’anche avesse 60 milioni di euro per farlo, ce ne vorrebbero altri 100, come minimo, per trasformarli in un ateneo».

Anche al sindaco piace «restare coi piedi per terra. Io so una cosa sola – dice Cesare Veneziani –: la destinazione originaria è bellissima, ma o qui saltano fuori 250-300 miliardi di vecchie lire, e comunque l’università la vedremo tra 15 anni, oppure dobbiamo dare una soluzione al problema, senza per questo fare una speculazione».

Dalla parte «di chi vuol realizzare l’ospedale nuovo» c’è anche Carlo Saffioti, presidente della Commissione Sanità del Pirellone. «L’impatto residenziale sarebbe tra l’altro più leggero». Le speculazioni non interessano nemmeno al direttore generale dei «Riuniti» Stefano Rossattini.

(17/2/2004)

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