Vaccino J&J, l’Ema: eventi rari, i benefici superano i rischi, nessuna limitazione. Italia verso uso preferenziale agli over 60

L’Agenzia europea del farmaco (Ema) riconosce «possibili» legami di causa-effetto tra il vaccino di Johnson & Johnson e gli eventi «molto rari» di trombosi cerebrale che si sono verificati negli Usa. Italia verso l’uso preferenziale agli over 60, il direttore dell’Aifa Nicola Magrini: «Il vaccino è per tutti e l’Italia lo colloca in fascia anziana dove sicuramente i benefici sono maggiori dei rischi».

L’Agenzia europea del farmaco (Ema) riconosce «possibili» legami di causa-effetto tra il vaccino di Johnson & Johnson e gli eventi «molto rari» di trombosi cerebrale che si sono verificati negli Usa. Si legge in una nota dell’Agenzia Ue nella quale si precisa però che i benefici superano i rischi.

L’Ema evidenzia che nella somministrazione di Janssen, il vaccino di Johnson & Johnson, «i benefici superano i rischi», scrive l’Agenzia Ue, al termine della revisione sul siero, dopo rarissimi casi di trombosi cerebrale negli Stati Uniti.

Tutti gli eventi rari di trombosi cerebrale «si sono verificati in persone di età inferiore a 60 anni entro tre settimane dalla vaccinazione» con il siero di Johnson & Johnson, «la maggioranza nelle donne. Sulla base delle prove attualmente disponibili, i fattori di rischio specifici non sono stati confermati», scrive l’Agenzia europea del farmaco.

Il comitato per la sicurezza dell’Agenzia ha concluso che alle informazioni del bugiardino «sul prodotto per il vaccino Janssen», della Johnson &Johnson, «dovrebbe essere aggiunto un avvertimento su coaguli di sangue insoliti con piastrine basse. Inoltre gli eventi dovrebbero essere elencati come effetti collaterali molto rari del vaccino».

«I casi di eventi rari esaminati dopo il vaccino della J&J sono molto simili ai casi verificatisi con il vaccino Covid-19 sviluppato da AstraZeneca». «La valutazione scientifica dell’Ema è alla base dell’uso sicuro ed efficace dei vaccini Covid-19. Le raccomandazioni dell’Ema sono la base su cui i singoli Stati membri dell’Ue attueranno le loro campagne di vaccinazione nazionali. Questi possono differire da Paese a Paese a seconda delle esigenze e circostanze nazionali», si legge nella nota dell’Ema.

«Accolgo l’annuncio dell’Ema sulla sicurezza del vaccino di Johnson&Johnson. Questa è una buona notizia per le campagne vaccinali in tutta l’Ue». Così la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, su Twitter.

Il sì dell’Ema a Johnson&Johnson è una notizia positiva perché «accelera» ulteriormente la campagna di vaccinazione anti-Covid in Ue. «Il nostro target è che dovremmo essere in grado di vaccinare più del 70% degli adulti entro metà luglio». Lo ha detto il commissario Ue al mercato interno Thierry Breton a SkyTg24, sottolineando che «abbiamo recuperato il ritardo» dell’inizio della campagna.

Verso un utilizzo preferenziale del vaccino anti-Covid Johnson & Johnson per i soggetti sopra i 60 anni di età. Sarebbe questo l’orientamento del ministero della salute e Aifa dopo il pronunciamento di oggi dell’Ema, che ha riconosciuto il possibile legame tra il vaccino e alcuni rari eventi trombotici segnalati in Usa, come già successo per il vaccino di AstraZeneca. Anche per quest’ultimo, in Italia è stata data l’indicazione all’utilizzo preferenziale per gli over-60, essendo i casi rari di trombosi segnalati anche per AstraZeneca tra soggetti di età inferiore.

«Come ci aspettavamo, su Johnson - Johnson l’Ema e l’Fda hanno avuto approfonditi scambi di informazioni e hanno concluso che i rari casi di trombosi sono al limite della valutabilità, se non della trascurabilità. Quindi il vaccino è per tutti e l’Italia lo colloca in fascia anziana dove sicuramente i benefici sono maggiori dei rischi», dice il direttore dell’Aifa Nicola Magrini, ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7. «Le somministrazioni dei vaccini - aggiunge - sono in crescita, la nostra capacità vaccinale permette di arrivare a 500mila dosi al giorno, è una capacità che già abbiamo ma dipende dalle consegne dei vaccini, che è un fattore non proprio nelle nostre mani».

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