Vallanzasca chiede la grazia: è polemica

Renato Vallanzasca, 55 anni, 35 dei quali passati in carcere, ha scritto una lettera al presidente della Repubblica – pubblicata ieri dal quotidiano «Libero» – in cui invoca la grazia. «Se non mi fossi deciso io, lo avrebbe fatto mia madre», scrive il «bel René», il capo della banda della Comasina che nel febbraio del ’77 fu coinvolto in una sparatoria al casello autostradale di Dalmine in cui rimasero uccisi un suo complice, Antonio Furiato, e i due agenti della Stradale di Seriate Luigi D’Andrea e Renato Barborini.

Di quell’eccidio Vallanzasca si autoaccusò al processo. Il bandito deve scontare 4 ergastoli, che sono il frutto delle condanne per 7 omicidi, un’infinità di rapine, evasioni e reati minori.

Sul caso è scoppiata la polemica. Il prefetto di Roma Achille Serra, che negli anni ’70 come commissario della Mobile arrestò più volte Vallanzasca, dice che «35 anni di carcere duro possono cambiare chiunque». La vedova di D’Andrea invece non vuol sentire parlare di perdono né di grazia: «Uccideva come una belva, ora bela in modo vergognoso».

(27/04/2005)

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