Variante di Zogno, la Corte dei Conti:
perché quei 24 milioni di euro in più?

«Toc i de’ ghe né ona, ma an mola mia!» («Ce n’è una tutti i giorni, ma non molliamo»). Il cinguettio di Matteo Rossi arriva su Twitter venerdì 20 febbraio di buon mattino, e al di là del messaggio di «resistenza», mostra quanto in questi giorni Via Tasso sia alle prese con questioni delicate.

Una è di sicuro la variante di Zogno: i costi pesantemente aumentati (ai 44 milioni iniziali bisognerà aggiungerne altri 23,8) sembrano aver attratto l’attenzione anche della Corte dei Conti, che a fine gennaio ha inviato in Via Tasso una richiesta di atti amministrativi relativi appunto alla variante.

La risposta è partita nei giorni scorsi: oltre all’ultima delibera con il cronoprogramma dell’opera, che riassume tutti i passaggi della vicenda, la Provincia ha inviato gli atti dal 2006 (con l’approvazione del progetto preliminare) in poi. L’interesse al momento sembrerebbe concentrarsi in particolare sulla progettazione, effettuata all’epoca da Abiemmedue (società partecipata dalla Provincia e oggi estinta).

I lavori, da un quadro economico iniziale di 61,4 milioni di euro, erano poi stati aggiudicati per 43,6 milioni di euro. Quella quota non includeva però una parte dell’intervento, finita in un secondo lotto «di completamento» da finanziare che comprende tra l’altro gli impianti tecnologici e si aggira sui 7,8 milioni di euro. Gli altri 16 milioni che mancano all’appello deriverebbero dal cosiddetto «incerto geologico»: nel corso dei lavori sono emerse caratteristiche del versante che hanno richiesto interventi più complessi e onerosi rispetto a quanto programmato.

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