Yara, la madre dell'assassino
trovi la forza per farlo confessare

Non è più tempo di lacrime, non più: la speranza chiede di levarsi sopra la morte e di guardare oltre. «Al Paradiso: Yara ci dà la capacità di guardare in alto. Altrimenti è morta invano». Brembate Sopra ha ricordato e pregato per Yara Gambirasio.

Non è più tempo di lacrime, non più: la speranza chiede di levarsi sopra la morte e di guardare oltre. «Al Paradiso: Yara ci dà la capacità di guardare in alto. Altrimenti è morta invano». Brembate Sopra ha ricordato e pregato per Yara Gambirasio, riempiendo lunedì sera la chiesa parrocchiale come ai tempi in cui, due anni fa, si riuniva per invocarne il ritrovamento.

Una preghiera commossa e semplice alla quale «sta partecipando anche la famiglia di Yara da casa» ha detto il parroco don Corinno Scotti. Nei banchi e in fondo alla chiesa, in piedi, tanti adolescenti, le ragazze della ginnastica ritmica col loro chignon, ma soprattutto padri e madri di famiglia.

Molti gli spunti che il parroco ha suggerito all'assemblea. Anzitutto due appelli, lanciati dopo aver ripercorso le tappe di questa storia pesante e piena di senso, nata dal non senso di un'uccisione perpetrata su di un'innocente, una bambina. Il primo appello è stato rivolto al suo assassino. E a sua madre.

«Avrà pure una madre, tutti hanno una mamma – ha detto don Corinno –: preghiamo perché trovi il coraggio, le lacrime e la disperazione di chiedere e convincere suo figlio a costituirsi».

Il secondo appello, una domanda accorata, il parroco li ha rivolti alla sua comunità. È la proposta «a lasciare un segno della nostra Yara. Possibile – ha detto con un filo di voce il parroco – che proprio noi, proprio Brembate Sopra non riesca a dedicarle qualcosa? Pensateci e proponetemi cosa possiamo fare. Siamo uomini, abbiamo bisogno di segni. O no?».

Diego Locatelli, invitato all'altare dal parroco don Scotti per esprimere il sentire della comunità, ha detto: «Questo tempo non riusciamo a misurarlo. Nel tempo durante il quale abbiamo cercato, abbiamo trovato tanto. E quello che abbiamo trovato, rimarrà sempre dentro di noi».

Un ricordo commosso è andato anche a Giovanni Valsecchi, capogruppo delle penne nere e del gruppo di protezione civile del paese morto il 26 febbraio scorso, a un anno dal ritrovamento del corpo senza vita della tredicenne.

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