Le idee geniali vanno protette
E poi farle diventare un business

Bergamo, terra di inventori e di innovatori. Solo l’anno scorso, 2015, a Bergamo sono stati depositati 534 fra marchi, invenzioni, modelli di utilità e disegni. Un numero che comunque non dà giustizia della reale vivacità della leva creativa e innovativa bergamasca. I 534 depositi sono stati fatti nella sola Camera di Commercio di Bergamo, e questo dato non tiene conto degli altri numerosi depositi in altre sedi camerali regionali e nazionali.

Bergamo, terra di inventori e di innovatori. Solo l’anno scorso, 2015, a Bergamo sono stati depositati 534 fra marchi, invenzioni, modelli di utilità e disegni. Un numero che comunque non dà giustizia della reale vivacità della leva creativa e innovativa bergamasca. I 534 depositi sono stati fatti nella sola Camera di Commercio di Bergamo, e questo dato non tiene conto degli altri numerosi depositi in altre sedi camerali regionali e nazionali.

«Capita infatti spesso che nostri imprenditori – spiega Daniele Regazzoni, docente e consulente per l’ente camerale orobico per la valorizzazione della proprietà industriale - depositino i propri brevetti o marchi a Milano, Roma o in altre città solo perché in quella città ha sede lo studio professionale cui è stato dato l’incarico di consulenza. E a Bergamo questo non risulta». Un dato, comunque, resta confermato: cresce la consapevolezza che brevetti, marchi e disegni siano fattori trainanti della crescita economica. È in questa ottica che la Camera di Commercio e l’Azienda speciale Bergamo Sviluppo, confermano iniziative per favorire la tutela e la valorizzazione di questo asset aziendale. La nuova edizione del progetto “Tutela e valorizzazione della Proprietà industriale” va in questa direzione, in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria dell’Università Bergamo.

Una risorsa non solo materiale

«Il progetto è stato pensato - spiega Angelo Carrara, presidente di Bergamo Sviluppo - per le micro, piccole e medie imprese locali, che devono imparare a individuare, tutelare e valorizzare di più la propria proprietà industriale interna, favorirne il rafforzamento e quindi la crescita competitiva». Ma è nell’ottica di diffondere il concetto di tutela che si sviluppa il lavoro e l’offerta di servizi. «Dare continuità a un progetto come questo - prosegue il direttore di Bergamo Sviluppo, Cristiano Arrigoni - significa incentivare l’innovazione e la creatività sul territorio e nelle nostre imprese, perché si vuole puntare sia a dare valore alla conoscenza, trattandola come risorsa materiale, sia come protezione per favorire la crescita delle imprese nei settori e nei mercati di riferimento».

Ma, quindi, che cos’è esattamente un brevetto? Ci aiuta a capire e a spiegare il concetto, Caterina Rizzi dell’Università di Bergamo, direttore del dipartimento di Ingegneria gestionale, dell’informazione e della produzione di Dalmine. «Il brevetto è un titolo rilasciato per tutelare un’invenzione tecnica. E conferisce al suo titolare il diritto di vietare a terzi di sfruttare commercialmente, cioè di produrre, utilizzare, vendere, importare ed esportare l’invenzione protetta. Di fatto, quindi, il brevetto crea un monopolio per lo sfruttamento economico e strategico dell’invenzione». Il monopolio però è limitato nel tempo, un brevetto dura al massimo venti anni e non è rinnovabile. L’orizzonte temporale di venti anni raramente costituisce un limite reale allo sfruttamento del brevetto perché quasi sempre le successive evoluzioni tecnologiche rendono obsoleta l’invenzione prima di tale termine. E a quel punto diventa di pubblico dominio. Occorre però capire bene anche chi può brevettare. «Persone fisiche e giuridiche, essenzialmente, e non è nemmeno necessario disporre di un prototipo dell’invenzione – riprende Rizzi - ma solo sapere come l’oggetto o il sistema deve essere realizzato e descriverlo con tutti i particolari necessari».

E che cosa, allora, può essere brevettato? «Ciò che si vuole brevettare deve rispettare quattro criteri specifici: novità, originalità, industrialità e liceità. Il primo requisito, di novità, è sicuramente il più forte: l’oggetto del brevetto – spiega Rizzi - deve essere nuovo in modo assoluto, non essere mai stato prodotto o brevettato in nessuna parte del mondo. Poi c’é il requisito di originalità, che vuole invece verificare come l’invenzione non sia in realtà una soluzione banale a cui sarebbe potuto arrivare chiunque. In realtà serve a discriminare le vere invenzioni da variazioni ovvie di oggetti o processi che non meritano tutela».

L’industrialità, invece, è il criterio che limita la brevettabilità a tutte le sole invenzioni che abbiano una ricaduta industriale e che possano essere riprodotte senza particolari abilità o inclinazioni personali come avviene invece, ad esempio, per opere artigianali o artistiche. «Da ultimo - conclude Rizzi - , il requisito di liceità: le invenzioni non possono ledere il senso del buon costume e che sono contrarie l’ordine pubblico.

A questo punto, tre fasi ancora, per ottenere il brevetto: il deposito, l’esame e il rilascio. Il deposito avviene direttamente all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi (Uibm) oppure in una delle Camere di Commercio. Ma l’esame sostanziale, viene demandato all’European Patent Office (Epo). Il rilascio avviene in media in tre o quattro anni, ma la sua validità parte dalla data di deposito.

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