L’emergenza
ripulisce l’aria

Le misure adottate per contenere il virus ripuliscono l’aria. Un’indagine, pubblicata ieri, di Regione Lombardia e Arpa sull’andamento, dal 23 febbraio al 29 marzo, della qualità dell’aria dopo le misure di restrizione conferma la riduzione delle concentrazioni degli inquinanti. La attribuisce, in proporzioni non quantificabili in modo preciso, all’insieme di tre fattori: il calo delle emissioni, in particolare dal settore dei trasporti, la variazione delle condizioni meteorologiche, meno favorevoli all’accumulo in questo periodo dell’anno, e di quelle ambientali, che influiscono sulle reazioni chimico-fisiche in cui sono coinvolti gli inquinanti.

Le concentrazioni di biossido d’azoto (NO2) e, ancora più, di monossido d’azoto (NO) e di benzene si sono sensibilmente ridotte. I dati di PM10 e PM2,5 dimostrano, invece, la stagionalità di questi inquinanti, che registrano i valori più elevati nei mesi più freddi dell’anno. L’indagine osserva anche, nel periodo considerato, la progressiva e significativa riduzione delle percorrenze di tutti i veicoli. Nei giorni feriali della settimana 23-29 marzo si stima un calo del 75%, del 90% di domenica.

«Eco.Bergamo», il supplemento di ambiente, ecologia, green economy in edicola domani gratis con L’Eco di Bergamo, dedica un servizio al tema delle conseguenze delle misure, adottate per l’emergenza sanitaria, sulla qualità dell’aria. Il confronto, sulla base dei dati di Arpa Lombardia, tra le emissioni di biossido d’azoto e di polveri sottili rilevate tra l’1 e il 15 marzo del 2019 e lo stesso periodo di quest’anno, mostra il netto calo dell’inquinamento atmosferico. A Bergamo le concentrazioni di biossido d’azoto sono diminuite del 38% secondo la stazione di rilevamento di via Meucci e del 29 in via Garibaldi. In provincia, del 35% a Casirate d’Adda, del 26 a Treviglio, del 23 a Lallio, addirittura del 43 a Tavernola Bergamasca. Le Pm10 sono calate del 31% in via Meucci, del 20 in via Garibaldi; in provincia, del 39% a Filago, del 35 a Treviglio, del 29 a Osio Sotto, del 28 a Lallio.

L’ultimo inverno il più caldo

L’ultimo inverno è stato, in Europa, il più caldo da quando si registrano le temperature. Il riscaldamento globale resta la grande questione ambientale di questo secolo, perché l’anidride carbonica, a differenza degli altri inquinanti, persiste nell’atmosfera per centinaia o migliaia di anni, con i conseguenti effetti sul clima. La scienza è chiara: entro pochi decenni, dobbiamo rottamare l’attuale sistema energetico e costruirne uno basato su efficienza ed energie rinnovabili. Questo periodo di emergenza sanitaria ci insegna che soltanto la trasformazione delle scelte individuali, guidata da norme e strumenti adeguati, può contenere la diffusione di un virus. Deve servire come modello per l’improrogabile transizione dalle fonti energetiche fossili a quelle rinnovabili e dall’economia lineare a quella circolare.

Numerose ricerche dimostrano il legame tra cambiamenti climatici e diffusione di virus sempre più aggressivi. Due servizi di «eco.bergamo» approfondiscono come la deforestazione ne agevoli l’insorgenza, l’inquinamento la diffusione. Una ricerca delle Università di Bologna e di Bari e della Società italiana di medicina ambientale studia come le concentrazioni elevate di polveri sottili nel Nord Italia abbiano determinato un impulso per l’epidemia e accelerazioni anomale. I virus si attaccano alle particelle di Pm10 e Pm2,5 e possono rimanere vitali nell’aria per ore o, addirittura, per giorni. La letteratura scientifica correla già l’incidenza di altre infezioni virali con le concentrazioni di polveri. La ricerca sollecita misure restrittive per contenere l’inquinamento.

Uno studio di febbraio dell’Università La Sapienza di Roma dimostra la relazione dell’azione antropica sulla natura con l’insorgenza dei virus. La deforestazione in aree tropicali facilita la trasmissione di patogeni dagli animali selvatici al bestiame e all’uomo. Il Covid-19 è una zoonosi, una malattia infettiva d’origine animale, come Ebola, Sars, H1N1, Zika, Mers. Moreno Di Marco, coordinatore dello studio, dichiara: «Insufficiente attenzione per la prevenzione».

Un servizio di sei pagine e l’inserto staccabile di «eco.bergamo» sono dedicati alla vita domestica, tra televoro e lezioni al pc, al tempo della quarantena. L’emergenza sanitaria fa riscoprire il valore della casa: amore, preghiera, solidarietà.

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