L’Italia vinca
il tabù degli inceneritori

L’Unione europea, sottoscrivendo l’Accordo di Parigi, si è impegnata, entro il 2030, a ridurre le proprie emissioni di gas serra di almeno il 40 per cento rispetto al 1990. Un contributo fondamentale a questo obiettivo può certamente provenire da un efficace incremento del recupero di materia ed energia dai rifiuti. Il riciclo consente risparmi di energia primaria e di emissioni di gas serra notevolmente superiori rispetto al materiale vergine: questo è particolarmente vero per i metalli, la plastica, la carta e il vetro.

L’Unione europea, sottoscrivendo l’Accordo di Parigi, si è impegnata, entro il 2030, a ridurre le proprie emissioni di gas serra di almeno il 40 per cento rispetto al 1990. Un contributo fondamentale a questo obiettivo può certamente provenire da un efficace incremento del recupero di materia ed energia dai rifiuti. Il riciclo consente risparmi di energia primaria e di emissioni di gas serra notevolmente superiori rispetto al materiale vergine: questo è particolarmente vero per i metalli, la plastica, la carta e il vetro.

Un’adozione sistematica dei principi dell’economia circolare potrebbe garantire una parte consistente della riduzione delle emissioni necessarie per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.

Un gigantesco termovalorizzatore
Copenaghen, la capitale danese, sede dell’Agenzia europea per l’ambiente, è una delle città più “verdi” del mondo: ha abbattuto le emissioni di CO2, grazie alle energie rinnovabili, alla mobilità intelligente e a mille altre soluzioni. Tra queste – sorpresa – figura anche il gigantesco termovalorizzatore di Amager Bakke, un colosso da 400 mila tonnellate all’anno, costruito dentro una collina artificiale sulle cui pendici si sviluppa anche una pista da sci, che riutilizza il calore dell’impianto per l’innevamento. Il termovalorizzatore è destinato a produrre energia elettrica per 50 mila famiglie e riscaldamento domestico per altre 120 mila. Altri casi del genere si trovano a Vienna e a Stoccolma.

In Italia, purtroppo, il dibattito sul tema è ancora dominato dall’immagine sinistra dell’inceneritore come seminatore di morte. Ci si dimentica che a Napoli l’emergenza rifiuti è stata risolta non solo con la differenziata, il compostaggio e il riciclo, ma anche grazie all’inceneritore di Acerra.

Il caso delle traversine ferroviarie
La normativa comunitaria stabilisce che ci sono rifiuti da considerare sempre pericolosi: tra questi, per esempio, le traversine ferroviarie in legno trattate con preservante a base di olio di creosoto. Si tratta di una miscela di composti chimici, derivati dalla distillazione del catrame di carbone, con cui le traversine erano impregnate per aumentarne le caratteristiche di durabilità, all’origine dell’odore tipico di tutte le strutture ferroviarie. Il creosoto può contenere oltre 30 diversi idrocarburi policiclici aromatici, con una possibile concentrazione totale fino all’85 per cento: tra questi, il Benzopirene, di cui è stata definitivamente stabilita la cancerogenicità.

La Commissione europea ha dichiarato: «Il creosoto è cancerogeno a tutti i livelli e ci sono notevoli rischi per l’ambiente quando il legno trattato con creosoto entra in diretto contatto con il suolo o l’acqua». Il legno trattato con creosoto non può essere riutilizzato all’interno di edifici, per giocattoli, in campi da gioco, parchi, giardini e altri luoghi di pubblica ricreazione all’aria aperta, in cui ci sia il rischio di frequenti contatti con la pelle, per la fabbricazione di mobili da giardino come tavoli da pic-nic, per la fabbricazione, l’uso e qualsiasi nuovo trattamento di contenitori destinati a colture agricole, imballaggi che possano entrare in contatto con prodotti greggi, intermedi o finiti destinati all’alimentazione umana o animale e altri materiali che possano contaminare quei prodotti. Dopo lo smontaggio, la traversina dovrebbe essere marchiata indelebilmente con indicazioni di divieto per l’uso come combustibile domestico.

L’Unione europea ne ammette il riciclo in ambito ferroviario. Rfi ha destinato traversine ferroviarie dismesse a impianti di termoconversione in Svizzera, Germania e Svezia. Traversine, peraltro, sono state impiegate in Italia per ogni uso: fino al 2000, il manufatto era qualificato come rifiuto speciale classificabile non pericoloso, oppure pericoloso a seconda del contenuto di creosoto.

Gli impianti stranieri, che accolgono traversine ferroviarie italiane dismesse, producono energia e calore. Un adeguato termovalorizzatore italiano avrebbe potuto eliminare un rifiuto pericoloso, producendo energia e calore senza ricorrere a ulteriori fonti fossili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA