Terreno vivente, sotto i nostri piedi
la prima forma di florida comunità

Non toccare la terra, che ci sono i microbi! Ce lo siamo sentiti dire un po’ tutti: il piacere di giocare con il terriccio friabile e caldo del giardino è qualcosa che molti bambini oggi non conoscono.

La terra è troppo lontana in una città. Ma quei “microbi” così temuti ed evitati sono la vita stessa del terreno, e la sua ricchezza.

Sono molti gli studiosi che considerano il suolo un vero e proprio organismo che nasce, cresce, respira, si nutre e può anche morire. Non certo nella sua componente inorganica - l’argilla, la sabbia, la roccia di cui è composto - quanto i piccoli animali e i milioni di microrganismi che lo abitano. Un mondo invisibile a pochi centimetri da noi, indispensabile e ignorato.

Un centimetro di frenesia

Ci lamentiamo del traffico alle ore di punta e della folla in spiaggia, ma per quanto si gridi alla sovrappopolazione non è niente rispetto alla frenetica attività che si svolge sotto i nostri piedi in un campo coltivato. In un cucchiaino da caffé di terra fertile possono vivere fino a 55 milioni di microrganismi, l’equivalente di 6 volte la popolazione di New York.

L’abbondanza del suolo

In un ettaro di terreno coltivato nel Nord Italia ci sono circa 100 tonnellate di biomassa vivente (l’insieme degli organismi vegetali e animali), di cui fino a nove tonnellate di microrganismi. Il livello di abbondanza e di diversità delle specie varia da suolo a suolo e dipende da molti fattori, ma in ogni caso, la parte più florida di vita si trova più vicina alla superficie, dove c’è maggiore disponibilità di materiale organico di cui cibarsi.

Il 64% dei microrganismi vive nel primo centimetro di terreno: sono virus, funghi, lieviti, attinomiceti, archea, microalghe, protozoi e batteri. Non li vediamo a occhio nudo, possono essere composti da una sola cellula ed avere dimensioni un miliardo di volte inferiori a un millimetro, ma sono creature essenziali per la vita sulla Terra. Sono loro, tra l’altro, a portare a termine la decomposizione della materia organica, a renderla disponibile per l’assorbimento da parte delle radici, a regolare la crescita e lo sviluppo delle piante.

L’odore della terra

Formano comunità complesse dove ogni membro ha il suo ruolo e il suo scopo. Un’enorme massa di lavoratori che insieme a piccoli mammiferi, anfibi, molluschi e insetti rappresentano il 95% delle creature viventi, un quarto delle specie animali del nostro pianeta, molti ancora sconosciuti.

E il profumo di terra bagnata dopo un acquazzone? Lo dobbiamo ai batteri Streptomyces, produttori di geosmina, letteralmente “odore della terra”.

La frutta ammuffita, il raffreddore? Colpa di muffa e batteri a cui però dobbiamo anche la pizza, la birra, il vino, lo yogurt e il formaggio che conosciamo da secoli, e nuove opportunità per il futuro ancora tutte da indagare.

Certi microrganismi influenzano il comportamento delle piante rendendole più o meno resistenti o produttive e rappresentano un nuovo orizzonte di ricerca per uno sviluppo sostenibile. Un fungo, il Penicillium notatum, si ricava la penicillina, l’antibiotico che ha permesso di sconfiggere le infezioni, e nel Rapamycin, derivato da un batterio scoperto negli anni Settanta da un campione di suolo prelevato nell’Isola di Pasqua, oggi utilizzato come immuno depressore nei trapianti di organi, i ricercatori cercano il segreto della longevità.

Potenzialità infinite

Il campo è vastissimo e siamo solo agli inizi di una ricerca potenzialmente infinita. Ma già da ora è importante riconoscere il ruolo della piccola vita invisibile del suolo nel prezioso quadro della biodiversità, l’incredibile varietà che rende ricca la nostra terra. E imparare a rispettarla e difenderla.

© RIPRODUZIONE RISERVATA