Il mais spinato di Gandino
conquista anche lo Zimbabwe

«Se guardiamo all’indietro, vediamo il futuro». Scruta orizzonti lontani (con l’orgoglio intraprendente della gente della Val Gandino) il progetto di valorizzazione del mais spinato di Gandino, che oggi viene presentato alla Fiera campionaria, ospite dello stand de L’Eco café.

L’articolato progetto legato all’antica varietà che arrivò a Gandino nel 1632 continua a muovere passi decisi, tagliando nuovi traguardi. La presentazione alla Campionaria è l’ennesima tappa del tour che ha visto lo Spinato protagonista all’Expo Gate di Milano (con il Castello Sforzesco sommerso da un campo di granoturco) e, qualche giorno fa, al Salone internazionale del Gusto di Torino.

«In questo caso - conferma Filippo Servalli, presidente della Comunità del mais spinato di Gandino - eravamo ospiti di Regione Lombardia. La nostra varietà è stata la prima ad essere iscritta nel “Registro nazionale delle varietà da conservazione di specie agrarie e ortive”. È un passo fondamentale, nel quale siamo stati seguiti dalla Cipolla rossa di Breme (Pavia) e dalla Zucca mantovana che con noi hanno animato la trasferta piemontese, sostenuta da Slow Food. Al di là dei primati -continua Servalli - siamo orgogliosi di aver fatto da incubatrice al protocollo Mais Expo Bergamo 2015 che unisce attorno a coltura e cultura del mais le nostre realtà scientifiche e territoriali.

Chi ritenesse tutto questo semplice filosofia, può ricredersi valutando gli esiti di una missione internazionale che a inizio ottobre ha visto protagonista Gandino in terra africana. Una delegazione con Antonio Rottigni (presidente della commissione De.C.O. che tutela la territorialità del mais spinato), Marco Presti (vicepresidente Pro loco Gandino) e Anna Gamba (delegata del Museo della Basilica) ha visitato lo Zimbabwe, siglando un patto di amicizia e collaborazione con la città universitaria di Chinhoyi.

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