Le pensionate Cisl: «Il fisco
sia più attento alle donne»

Le pensionate della Cisl sono fortemente interessate all'annunciata riforma fiscale. Riforma sulla quale la Cisl e la Fnp hanno una posizione chiara anche nei confronti del Governo. «Il fisco è uno strumento importante per fare giustizia delle iniquità - spiegano - Ma il nostro fisco equo non lo è mai stato. Il pesante prelievo fiscale sui redditi da lavoro dipendente e da pensione ha sopperito a quanto sottratto dalle larghe maglie dell'evasione fiscale. I lavoratori dipendenti e i pensionati hanno quindi l'onore e l'onere di essere cittadini fiscalmente onesti, ma allo stesso tempo vessati (l’80% delle tasse le versano i lavoratori e i pensionati).

Soffermando l'attenzione sulle donne pensionate, ci si rende conto meglio delle ingiustizie. Una significativa parte sta nell'area no tax, che per i pensionati, diversamente dai lavoratori, è di 7.500 euro invece che 8.000. Sono dunque cittadine incapienti, che vuol dire povere. Per loro non sono possibili né le detrazioni delle spese edilizie, né quelle sanitarie e farmaceutiche, nonostante nell'età anziana il ricorso alla sanità e ai farmaci sia molto frequente.

Un'altra parte di donne sta dentro al tetto di reddito dei 15.000 euro, pur collocandosi in larga parte al di sotto. Tale reddito è soggetto al prelievo del 23%. Aliquota questa che il presidente del Consiglio dice di voler mantenere, prevedendo eventuali deduzioni soprattutto per carichi di famiglia. Ma gli anziani, e in particolar modo le donne sole, di carichi familiari in genere, non ne hanno più. Le donne anziane sono, o sono state, a carico del coniuge. Inoltre, il tetto di reddito per il diritto alla detrazione è fermo al 1995 ed è pari a 2.840 euro. Quindici anni di blocco sono davvero troppi!

Quel tetto andrebbe aggiornato, come del resto andrebbe parificata a quella dei lavoratori la no tax area. Bisogna abbassare la percentuale delle aliquote che penalizzano i redditi più deboli e modificare anche gli scaglioni. Questo abbassamento assicurerebbe una prima tutela a partire da chi sta dentro il tetto annuo dei 15.000 euro. Altra posizione importante, su cui il leader della Cisl insiste, è di assegnare centralità alle famiglie, comprese quelle con il capofamiglia donna. Ma anche questa soluzione non riguarderà le donne che sono capofamiglia di loro stesse. Su costoro gravano per intero i costi fissi del vivere, che erodono pesantemente il reddito già scarso.

La povertà da pensione non è congiunturale, ma strutturale e va risolta non solo per tutelare i soggetti coinvolti, ma anche per contribuire alla ripresa dei consumi, senza la quale il peso della crisi si farà sentire ancora a lungo per i cittadini in difficoltà. Troppi anziani e pensionati, tra cui donne, sono tra questi».

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