Calzificio Sebino, quaranta posti a rischio

La ditta di Villongo ha comunicato alle organizzazioni sindacali che la settimana prossima aprirà la procedura per la messa in mobilità delle maestranze ritenute in esubero

La decisione fa seguito al periodo di Cassa integrazione Guadagni ordinaria a rotazione per tredici settimane, che si è conclusa a fine febbraio. Le cause del ridimensionamento sarebbero conseguenti a un intervento di ristrutturazione generale che riguarderebbe l’intera azienda.

Questa mattina i rappresentanti sindacali unitari dello stabilimento hanno approfondito l’argomento con i segretari di categoria del comprensorio Sebino-Camuno e, nel corso di due assemblee, oltre a informare le maestranze sui risultati dei colloqui in atto con la proprietà, hanno illustrato quali sono le strategie che intendono adottare per ricomporre la vertenza nella maniera meno traumatica possibile. La proprietà, pur denunciando quaranta esuberi, non sembra arroccata su posizioni intransigenti.

La speranza dei rappresentanti sindacali è che il numero dei posti di lavoro in pericolo possa essere molto più contenuto rispetto a quello dichiarato finora, forse ridotto a metà. Per conseguire tale risultato sarebbe in corso lo studio di alcuni specifici progetti. Uno di questi riguarderebbe l’introduzione del ciclo produttivo completo, vale a dire l’aggiunta del turno notturno, anche nei due dei tre reparti produttivi che ancora ne sono sprovvisti. Il Calzificio Sebino dà lavoro a 135 addetti, una quindicina part-time, ed esporta la maggior parte della propria produzione sui mercati esteri, soprattutto in Germania e nei Paesi dell’Est. Da circa dieci anni, la stessa proprietà possiede uno stabilimento per la produzione di calze anche nello Sri Lanka.

(11/03/2003)

Su L’ECO DI BERGAMO del 12 marzo 2003

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