Addizionali, boom in Lombardia Ma Bergamo «frena»

Rapporto della Cisl sull’applicazione dell’imposta. Nel capoluogo orobico passata dallo 0,70 allo 0,60%

Lombardi tartassati? Non sarebbe una novità, se poi a confermare il trend sulle tasse che mirano ad alleggerire le tasche degli abitanti della Lombardia arriva l’ultima ricerca dedicata all’addizionale Irpef applicata dai Comuni della Lombardia. Questi nuovi dati sono contenuti nel Secondo rapporto Cisl sulle tasse locali 2006-2008. Lo studio, presentato ieri a Milano, ha voluto monitorare, in particolare, l’impennata dell’addizionale Irpef comunale negli ultimi anni. Il risultato? Poco confortante, poiché è sempre in crescita il numero delle amministrazioni lombarde che applicano questo tipo di tassazione e che hanno aumentato il prelievo fiscale nel tentativo di pareggiare i bilanci a discapito dei cittadini, già colpiti dalle altre imposte statali e regionali. «E il trend non accennerà a cambiare – ha sottolineato Franco Giorgi, della segreteria Cisl Lombardia –, dal momento che le amministrazioni dovranno pur inventarsi qualcosa per continuare a elargire servizi non incassando più l’Ici». Così è una fotografia alquanto impietosa quella scattata dal Dipartimento fisco e territorio del sindacato. In 396 resistono in trinceaDei 1.549 Comuni della Lombardia sono solo 396 quelli che resistono alla tentazione di introdurre l’addizionale, mentre in un triennio sono aumentate le città in cui la tassa è in vigore: dalle 1.063 del 2005, pari al 68,76% dei Comuni lombardi, alle 1.150, pari al 74,39%, del 2008. In altre parole, ormai in tre quarti della regione viene applicata, pur se in varia misura, l’addizionale. Di conseguenza a esserne colpiti sono, nel totale per l’anno 2008, 6.782.449 lombardi, pari al 71,05% (erano 5.900.863 nel 2006), su una popolazione residente al primo gennaio 2007 di 9.545.441. «Quest’anno la tassa sulla prima casa è scomparsa, con i relativi effetti positivi sui redditi dei proprietari delle abitazioni, ma la pressione fiscale espressa dall’addizionale Irpef è andata aumentando», ha esordito Franco Giorgi, presentando lo studio. «Abbiamo rilevato – ha aggiunto – che l’aumento percentuale dell’aliquota media per abitante tra il 2006 e il 2008 è estremamente variegata: sotto il 50% di aumento per i cittadini delle province di Sondrio, Bergamo, Lodi e Lecco; attorno al 50% di aumento per i cittadini delle province di Como, Milano, Pavia e Mantova; sopra il 50% di aumento per i cittadini delle province di Brescia, Varese e Cremona con un aumento pari al 105,88%». Scendendo nei particolari, «le province di Varese, Milano e Mantova presentano un’aliquota media per abitante (esclusi i Comuni capoluogo) superiore allo 0,40%; quelle di Lodi, Pavia, Cremona, Bergamo e Lecco presentano un’aliquota media tra lo 0,30 e lo 0,40%; le province infine che presentano un’aliquota media sotto lo 0,30% sono Sondrio, Como e Brescia». In generale, riguardo invece il valore delle addizionali deliberate, dalla ricerca della Cisl emerge che le aliquote da zero allo 0,30% sono tendenzialmente in calo mentre quelle dallo 0,40% allo 0,80% sono tendenzialmente in crescita. Tra i capoluoghi, si va dallo zero di Milano, Brescia e Lecco allo 0,80% di Sondrio che in tre anni ha raddoppiato la pressione fiscale a carico dei suoi cittadini, mentre Bergamo (con altre 23 amministrazioni lombarde) ha ridotto l’addizionale, passando da 0,70% a 0,60%. Mantova, invece, ha introdotto una soglia di esenzione al pagamento dell’addizionale a € 13.500, tra le più alte della Lombardia. Esenzioni in 209 comuniAltra nota significativa è l’introduzione delle esenzioni al pagamento dell’addizionale che quest’anno sono state deliberate da 209 Comuni pari al 18,17% del totale. Resta l’auspicio, espresso da Giorgi «nell’interesse dei cittadini della Lombardia, che sia confermato per l’anno 2009 il blocco dell’aumento delle addizionali comunali previsto dai recenti provvedimenti legislativi, e che prosegua la seppur timida revisione al ribasso delle aliquote oltre alla progressiva introduzione delle soglie di esenzione».A questo proposito un riferimento è stato fatto anche al tema del federalismo fiscale. «Si spera che il federalismo fiscale – ha concluso Giorgi – abbia come sbocco una semplificazione delle attuali procedure, oltre al fatto che rimane indispensabile garantire un’invarianza della pressione fiscale nei confronti del cittadino anziché una sommatoria, difficilmente controllabile, dei vari prelievi». In particolare, secondo Giorgi, il federalismo fiscale deve consentire autonomia di operare alle amministrazioni per dare una risposta ai cittadini in servizi sociali, per affermare più equità fiscale e lotta all’evasione, e quindi una diminuzione della pressione sui redditi da lavoro dipendente e da pensione, evitando il sommarsi di tassazione ad opera dei diversi livelli dello Stato, come è avvenuto anche nel corso del 2008».(12/09/2008)

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