Tessile in crisi: solo a Como
va peggio che a Bergamo

Solo nel territorio comasco c'è una situazione più nera di quella che si registra a Bergamo per il mondo del lavoro del «sistema moda» lombardo. Secondo il Rapporto congiunturale della Femca-Cisl Lombardia sono 1.056 i posti di lavoro persi.

Solo nel territorio comasco c'è una situazione più nera di quella che si registra a Bergamo per il mondo del lavoro del «sistema moda» lombardo. Secondo il Rapporto congiunturale della Femca-Cisl Lombardia, nel periodo ottobre 2010-marzo 2011, erano presenti a livello regionale 583 aziende del tessile-abbigliamento in difficoltà, 36 chiuse con 1.056 posti di lavoro persi, 19.871 lavoratori in cassa integrazione e 835 in mobilità.

Sono numeri che confermano come il settore tessile-abbigliamento non sia ancora uscito dal tunnel della crisi, o che comunque, sia molto più indietro rispetto ad altri comparti.

Il monitoraggio periodico del sindacato di categoria, che viene effettuato nelle oltre 3.000 aziende sindacalizzate nei settori produttivi di tutto il sistema moda, rileva, nonostante un decremento della richiesta di ammortizzatori sociali, un sostanziale perdurare della stagnazione produttiva e assenza di crescita.

Il massiccio impiego della cassa integrazione continua in particolare a Como (circa 4.700 lavoratori), distretto serico italiano con la presenza delle aziende maggiori del comparto, Bergamo (circa 3.800 lavoratori) e Varese (circa 3.200).

«La situazione si conferma critica poiché il mercato segna nei primi mesi del 2011 una ulteriore caduta dei consumi a livello nazionale e internazionale, ne consegue che tutto il settore tessile, abbigliamento e moda stenta a ritrovare una sua dimensione stabile per volumi produttivi» – spiega Luigi Cannarozzo, segretario regionale della Femca Cisl Lombardia.

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