Il mondo del bimbo a Firenze
Arriva Cavalleri, non c'è Cyrus

Chiuso il Pitti Uomo, a Firenze è la volta del bambino, rassegna che coinvolge un mercato molto ampio e diversificato, tra le fiere più importanti a livello internazionale per quanto riguarda il childrenswear.

Chiuso il Pitti Uomo, a Firenze è la volta del bambino, rassegna che coinvolge un mercato molto ampio e diversificato, tra le fiere più importanti a livello internazionale per quanto riguarda il childrenswear.

Oltre 470 le collezioni che saranno in scena dal 17 al 19 gennaio, 177 arrivano dall'estero, con diversi i nuovi ingressi stranieri tra cui il prestigioso Liberty London e il brand sportivo New Balance. Guardando in casa bergamasca, rispetto all'ultima edizione - quella di luglio -, fa capolino Stefano Cavalleri, che la scorsa estate aveva lasciato I Pinco Pallino e iniziato un nuovo percorso creativo in autonomia.

Resta a Firenze l'azienda di Entratico e si conferma Imelde Bronzieri che, anch'essa fuori da Pinco da alcuni anni, ha creato un suo marchio, MiMiSol, oltre a Siebaneck, azienda familiare di pigiameria per l'infanzia. Non c'è poi Foppapedretti, che aveva partecipato per la prima volta all'edizione di luglio per presentare l'innovativo passeggino elettrico Myo Tronic e che invece sceglie il Macef di fine mese per una proposta a più ampio respiro e non solo focalizzata sull'infanzia, Firenze perde anche Cyrus Company di Treviglio, storica presenza orobica al Pitti.

Numeri alla mano, 475 i marchi in fiera, 60 i nuovi nomi e i rientri, con la previsione di raggiungere 10 mila visitatori: tra i principali mercati di riferimento, la Russia, ma anche il Giappone e il Brasile, nuovo paese emergente per l'export del mercato italiano. Spagna, Germania, Francia e Gran Bretagna restano i Paesi europei di riferimento, nella consapevolezza che il sistema moda bambino risente meno della crisi.

A luglio 2012, chiusa la scorsa edizione del Pitti Bimbo, si parlava di crescita del made in Italy dedicato all'infanzia, con l'export che faceva la parte del leone e la consapevolezza da parte degli analisti della necessità di investimenti forti e aumenti di capitale per penetrare all'interno di grossi mercati come quello cinese.

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