Sale la cedola del Creberg
Zonca: «Abbiamo tenuto bene»

«Non posso dire di essere molto dispiaciuto dell'andamento di quest'anno perché comunque chiudiamo con un utile di 62 milioni dopo accantonamenti, fatti per lo più per nostra scelta prudenziale, rilevantissimi. La nostra banca ha tenuto molto bene».

In un anno difficile il Credito Bergamasco «ha tenuto molto bene» come dice il presidente, Cesare Zonca, che vede possibile per il 2013 un miglioramento della redditività pur in un contesto che rimane incerto.

Presidente, come è andato il 2012?
«Non posso dire di essere molto dispiaciuto dell'andamento di quest'anno perché comunque chiudiamo con un utile di 62 milioni dopo accantonamenti, fatti per lo più per nostra scelta prudenziale, rilevantissimi. La nostra banca ha tenuto molto bene, con un buon rapporto con il territorio. A un certo punto c'è stato un calo di lavoro ma si è completamente ripreso».

La cedola sale. Soddisfatto?
«Abbiamo individuato un dividendo di 55 centesimi perché nel nostro utile ci sta e anche perché abbiamo passato a patrimonio più di 70 milioni. È giusto che i soci abbiano la loro remunerazione. Abbiamo 3.500 piccoli azionisti e l'anno scorso ne ho sentiti per strada che mi dicevano: perché non ci date più un euro? Magari sono clienti e azionisti da decenni. Remunerarli è doveroso e spero che l'anno venturo riusciremo a dare di più».

L'accesso al credito si è ristretto?
«Oggi non è facile dare credito. Ci sono molte richieste da chi è in dissesto e non ha merito creditizio. E in un clima di incertezza c'è invece sfiducia da parte di chi potrebbe fare investimenti. La mia sensazione è che anche i nostri imprenditori ne facciano molto pochi e non danno la possibilità agli istituti di credito di sostenerli. Quando qualcuno ci presenta progetti cerchiamo di aiutare».

E sul fronte risparmio? Anche nel vostro caso la raccolta è calata.
«Il risparmio obiettivamente è diminuito. Quanto poteva essere messo da parte deve essere speso per vivere. La banca potrebbe comprare denaro sul mercato, ma il costo è alto e non sostenibile per un istituto di piccole o medie dimensioni. Nonostante questo noi siamo in una situazione di liquidità che ci permette di guardare al futuro con assoluta tranquillità».

Come vede il nuovo anno?
«Mi aspetto sia migliore non solo perché avremo più redditività ma anche perché questa sarà determinata da un'auspicata riduzione del costo del credito e minori necessità di accantonamento. Già nei primi tre mesi credo che saranno inferiori».

Il boom dei concordati però pesa.
«I nostri, li abbiamo cauzionati secondo legge e forse anche di più. Nella seconda metà del 2012 ci sono stati molti concordati soprattutto in bianco, troppi direi. Per un verso il fenomeno può diventare strumentale per non pagare o pagare quando sarà possibile. Per un altro verso permette ad aziende anche grandi di stare in piedi e continuare a produrre e dare lavoro. Nel complesso credo comunque che questa intensità perderà vigore».

È il segnale che nell'economia reale del nostro territorio c'è una ripresa?
«La sensazione è che ci sia stato un assestamento. C'è ancora una grave sofferenza nell'immobiliare. Però basta vedere che il tasso di disoccupazione resta inferiore rispetto ad altre aree».

Come vede l'economia del Paese?
«I problemi di governabilità fanno temere che le cose non miglioreranno. Auguriamoci che non peggiorino, anche se per adesso i mercati non sembrano risentirne molto. Temo che i consumi, che innescano la produzione, determinando posti di lavoro e una sensazione di maggiore tranquillità nella popolazione, non cresceranno a breve. O sono possibili interventi puntuali che dipendono più dall'Europa che da noi o restano grosse difficoltà».

Silvana Galizzi

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