Da Dalmine l'idea «antighiaccio»
per la sicurezza delle ali degli aerei

Un sottile filo rosso lega il Dipartimento di Ingegneria industriale di Dalmine, l'Esa (l'Agenzia spaziale europea), i voli parabolici, la sperimentazione a gravità zero, le superfici superidrofobiche (cioè repellenti all'acqua), il risparmio energetico nell'edilizia.

Un sottile filo rosso lega il Dipartimento di Ingegneria industriale di Dalmine, l'Esa (l'Agenzia spaziale europea), i voli parabolici, la sperimentazione a gravità zero, le superfici superidrofobiche (cioè repellenti all'acqua), il risparmio energetico nell'edilizia.

«Il nostro gruppo di ricerca - spiega Marco Marengo, astigiano di nascita ma bergamasco d'adozione, docente di Fisica tecnica alla Facoltà di Ingegneria dell'ateneo orobico, cui fa capo un team di 15 persone - lavora nei settori della termo-fluidodinamica, della trasmissione del calore e dell'energia, con lo scopo di riversare nell'industria le competenze acquisite nell'ambito degli studi e favorire il trasferimento tecnologico in ambiti altamente innovativi, quale l'industria spaziale».

Detto e fatto. Nell'area delle interfacce liquide e spray, il team coordinato da Marengo sta sperimentando soluzioni concrete, la cui applicazione più imminente potrebbe risolvere l'annoso problema della formazione di ghiaccio sulle ali degli aerei, che in passato ha comportato problemi anche molto gravi per la loro navigazione.

«Il tema di fondo - precisa il docente - è trattare le superfici in modo da renderle repellenti all'acqua, o al deposito di polvere, in modo da facilitare la manutenzione». Per dare un'idea più immediata, si pensi alle pentole antiaderenti, che hanno un fondo sul quale il liquido (acqua od olio) si raccoglie in gocce che scivolano, ma non si attaccano. Marengo e i suoi collaboratori stanno per brevettare un sistema per il quale la goccia di liquido, oltre non fermarsi, non lascia alcuna traccia.

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