E' morto Giuseppe Antonio Banfi
Una vita per la Banca Popolare

Un uomo di rara intelligenza, grande professionalità, di grande cultura. È ricordato così, tra chi lo ha conosciuto e lo ha frequentato nella sua veste di uomo di banca e non solo, Giuseppe Antonio Banfi, scomparso ieri mattina nella sua casa di via Nullo.

Un uomo di rara intelligenza, grande professionalità, ma soprattutto dotato di grande cultura, umanità e sensibilità. È ricordato così, tra chi lo ha conosciuto e lo ha frequentato nella sua veste di uomo di banca e non solo, Giuseppe Antonio Banfi, scomparso ieri mattina nella sua casa di via Nullo, in città, all'età di 88 anni.

Banfi ha legato il suo nome a quello della Banca Popolare di Bergamo, per un impegno lungo oltre mezzo secolo. Alla Popolare ha cominciato a lavorare nel 1952, nella filiale di Gazzaniga: subito dopo, quale dirigente, viene mandato alla filiale di Caravaggio, suo paese d'origine dove nacque da papà Silvio e mamma Antonia Dominioni il 26 maggio 1925. E a Caravaggio, Pino (così era conosciuto tra le persone a lui più vicine) nel 1953 convolò a nozze con Renata Severgnini, moglie che lo ha assistito in questi ultimi anni di malattia insieme alla figlia Clara e il genero Sergio Belotti.

Della Popolare di Bergamo, dal 1979 al 1992, Banfi è stato direttore generale: quindi consigliere e vicepresidente fino al 2006. In questi anni, la sua esperienza bancaria è cresciuta ulteriormente divenendo membro dell'esecutivo dell'Abi-Associazione bancaria italiana. Tanto che, su chiamata dell'allora governatore della Banca d'Italia (poi presidente della Repubblica), Carlo Azeglio Ciampi, nel '93 accettò la presidenza del Banco di Sicilia nel difficile tentativo di rimettere in carreggiata quell'istituto bancario disastrato. Ma Pino Banfi non è stato solo uomo di banca.

Il suo impegno nel territorio e per il territorio si è distinto su molti fronti: sia in ambito economico (è stato consigliere e membro di giunta della Camera di commercio dal '79 al 2004), sia in quello culturale e sociale (dall'82 all'89 è stato presidente della Misericordia Maggiore). Appassionato non solo di storia e letteratura, ma anche di discipline artistiche, musicali, sociali, nel 1985 l'Università di Urbino (rettore il professor Carlo Bo) gli ha conferito la laurea in Sociologia «honoris causa».

Entusiasta e tenace propugnatore del «Premio Bergamo» di narrativa è stato anche membro di giuria del «Premio Campiello», mentre ha collaborato per la costituzione dell'Orchestra Stabile di Bergamo divenendo, poi, presidente della stessa Fondazione (1999-2005).

Impegnato nella Fondazione Banca Popolare di Bergamo e nell'Ateneo di Scienze, Lettere e Arti di Bergamo (vicepresidente dall'87 al 2003), Banfi ha contribuito all'istituzione della Fondazione Famiglia Legler per la storia economica e sociale di Bergamo, ed è stato protagonista nell'istituzione e nello sviluppo dell'Ente dei Bergamaschi nel mondo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA