Ristoranti, cercansi camerieri
Ma va «servito» l'inglese

Un futuro lavorativo tra i fornelli è visto con grande entusiasmo dai giovani, e non solo dalle ragazze, anche grazie al successo che stanno riscuotendo le molte trasmissioni televisive centrate su ricette e suggerimenti culinari. Ma intraprendere questa strada non vuol dire solo cucinare.

Un futuro lavorativo tra i fornelli è visto con grande entusiasmo dai giovani, e non solo dalle ragazze, anche grazie al successo che stanno riscuotendo le molte trasmissioni televisive centrate su ricette e suggerimenti culinari. Ma intraprendere questa strada non vuol dire solo cucinare e poi non è così semplice come potrebbe sembrare. A confermarlo è Petronilla Frosio, presidente dei ristoratori Ascom Bergamo.

«Nessun lavoro è facile - dice - anche se si sottovalutano le attività legate alla ristorazione perché in fondo tutti mangiamo. Ultimamente in molti vogliono fare il cuoco, ma in realtà stiamo parlando di un mestiere piuttosto complesso anche se dà tantissime soddisfazioni. Prima però occorre mettere sul piatto tanti sacrifici, perché chi lo fa vive praticamente nel locale e non ha modo di risparmiarsi, né ha orari. Un'attività che comporta anche delle responsabilità sociali perché noi in fondo abbiamo in mano la salute della gente».

«Quando parliamo di ristorazione - dice Frosio - si finisce quasi sempre per fare riferimento alla figura del cuoco e alla cucina. Molti trascurano la parte della sala, che invece è importantissima in quanto rappresenta il primo biglietto da visita di un'attività. Qui ci sono opportunità maggiori di inserimento e non si capisce perché pochissimi ragazzi intraprendono la carriera della sala. Trovare dei camerieri è addirittura difficile perché i requisiti richiesti sono tanti: primo fra tutti parlare correttamente le lingue, l'inglese, cosa in cui siamo molto carenti nella nostra provincia. E poi non dimentichiamo che l'attività da noi svolta ci rende ambasciatori del nostro territorio».

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