Presidio all'ospedale di Treviglio
La Cisl: non è caccia alle streghe

Sindacati soddisfatti per il presidio che si è svolto martedì mattina 24 settembre all'Ospedale di Treviglio. Con una specifica: «Non è caccia alle streghe, insieme si possono risolvere i problemi» ha detto Giulio Pennacchia della FP Cisl.

Sindacati soddisfatti per il presidio che si è svolto martedì mattina 24 settembre all'Ospedale di Treviglio. Con una specifica: «Non è caccia alle streghe, insieme si possono risolvere i problemi» ha detto Giulio Pennacchia della FP Cisl, rispondendo al direttore generale della struttura Ercole.

Al presidio lavoratori e cittadini, e la partecipazione di alcuni rappresentanti di Uil e Nurdind: «Ora noi aspettiamo solo che il direttore Ercole ci convochi, visto che si è detto interessato a andare a fondo della vicenda, aperta comunque da un paio di anni. Da noi otterrà la massima collaborazione nel trovare le migliori soluzioni ai problemi aperti» ha commentanto ancora il sindacalista.

La vicenda dello scontro tra sindacato e azienda si trascina ormai da tempo. I nodi della questione riguardano le 150.000 ore di straordinario arretrate effettuate dal personale (i casi specifici vanno dalle 500 alle 4000 ore per ogni lavatore ancora da retribuire); le 20.000 giornate di ferie non godute e i coordinamenti infermieristici conferiti in modo unilaterale; il mancato confronto sulla ricognizione dei posti di coordinamento, sui bandi di selezione; la mancata consegna di documentazione dovuta; la questione della «Pronta disponibilità» e dei suoi costi. «Palesi violazioni di carattere contrattuale, legislativo e normativo, peraltro già denunciate alla Magistratura, sulle quali ravvisiamo la totale inerzia dell'azienda» segnala Giulio Pennacchia, responsabile sindacale Cisl per l'ospedale di Treviglio.

Nel dettaglio, i coordinamenti infermieristici di molti settori, sottolinea la Cisl, «sono stati conferiti in assenza di idonea selezione tra aventi diritto, ma assegnati con comunicazione della Dirigenza Aziendale a personale scelto unilateralmente dalla Dirigenza stessa, attribuendo così un ingiusto vantaggio a quelli che hanno poi partecipato alla successiva selezione, che, tra l'altro, non ha tenuto conto degli obblighi contrattuali e legislativi in vigore all'atto dell'espletamento della selezione e relativi al possesso di titoli per la copertura dei posti. Prassi questa, ininterrotta anche dopo tale selezione, avvenuta nel lontano 2008, con il conferimento di nuovi incarichi da parte dell'azienda a personale scelto in modo unilaterale, anche ad alcuni sprovvisti dei titoli necessari per legge».

C'è poi l'aspetto della «pronta disponibilità», ovvero l'assegnazione di turni extra-orario che contrattualmente non potrebbero superare le 6 volte al mese, «svolti - secondo la Cisl - anche da personale con qualifica dirigenziale, adeguatamente liquidati , affidati in modo "amicale" e sempre alle stesse persone, come segnalano anche alcuni volantini appesi in ospedale». «In pratica – spiega Pennacchia – a poche persone attentamente selezionate, si concedono “liberalità” di 500, 600, anche 1.000 € al mese, oltre allo stipendio, anziché organizzare rotazioni tra i lavoratori, mentre si negano i pagamenti degli straordinari, si lamentano difficoltà economiche, e si permette che una lavoratrice abbia svolto già più di 400 turni di pronta disponibilità su 365 giorni annui per 3 anni consecutivi».

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