«Riva», ricadute anche a Bergamo
C'è il rischio Cassa per 40 aziende

Il blocco dell'attività produttiva del gruppo Riva Acciaio allarma il presidente degli industriali bergamaschi Ercole Galizzi, che teme conseguenze per le nostre imprese. «Almeno una quarantina di aziende sentono pesantemente i contraccolpi della vicenda».

Il blocco dell'attività produttiva del gruppo Riva Acciaio allarma il presidente degli industriali bergamaschi Ercole Galizzi, che teme conseguenze per le nostre imprese.

«Almeno una quarantina di aziende bergamasche, che occupano 600 addetti, sentono pesantemente i contraccolpi della vicenda, considerato che Riva è il maggior fornitore di acciaio. Sono rimaste senza materia prima per le loro produzioni, e quindi potrebbero fermare l'attività da un momento all'altro, ricorrendo così alla Cassa integrazione, dunque con ricadute gravissime sul piano produttivo e occupazionale. Tutto ciò è assurdo perché queste aziende non mancano di ordinativi ma non riescono a soddisfare la domanda per carenza di materia prima».

E non si trova acciaio altrove?
«Certo che sì. E, infatti, i concorrenti stranieri di Riva e Ilva - tedeschi, francesi, cinesi - si sono già fatti avanti. Solo che offrono l'acciaio a prezzi più alti del 30% pretendendo contratti biennali e imponendo così rincari a tutta la filiera. L'autonomia delle imprese bergamasche clienti di Riva è agli sgoccioli e alcune aziende stanno già chiedendo la Cassa integrazione. È una situazione inconcepibile, che avviene in un contesto già difficile per la crisi».

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