Galizzi: la politica è inadeguata
Crisi finita? Meglio andare cauti

Il contesto politico non è adeguato ai progetti degli industriali. Il presidente di Confindustria Bergamo, Ercole Galizzi, l'ha detto chiaramente aprendo i lavori dell'assemblea generale dell'associazione, svoltasi al «Palafacchetti» di Treviglio.

Il contesto politico non è adeguato ai progetti degli industriali. Il presidente di Confindustria Bergamo, Ercole Galizzi, l'ha detto chiaramente aprendo i lavori dell'assemblea generale dell'associazione, svoltasi al «Palafacchetti» di Treviglio.

«La politica - ha sottolineato Galizzi - è troppo presa nei suoi autoreferenziali conflitti, spesso dimentica i problemi del Paese, talvolta i suoi interventi sono contraddittori e ondivaghi. Faccio solo tre esempi che riguardano questioni a scala territoriale: Destinazione Italia, Decreto del fare e autonomie amministrative; lascio volentieri le questioni macroeconomiche al Presidente Giorgio Squinzi. “Destinazione Italia” è un'iniziativa che si muove nel percorso che anche gli imprenditori si auspicano negli obiettivi, nei contenuti e nel metodo. Una serie di leggi che partono dalle proposte dei soggetti interessati e trovano nel Parlamento il loro inserimento nel quadro normativo. Gli interventi proposti dal Governo sono facilmente condivisibili. Mi sento di fare una proposta: perché non estendere il sistema di agevolazioni per i nuovi investimenti anche alle imprese esistenti che investono e aumentano l'occupazione? Il “Decreto del fare” ha qualche luce e molte ombre. Le intenzioni sono condivisibili e corrette. Preoccupano molto, invece, le articolate modalità di attuazione stabilite dai singoli Ministeri e dai troppi uffici coinvolti. In qualche caso l'iter finirà con l'essere più complesso. È giusto che la pubblica amministrazione digitalizzi le sue procedure, ma deve prioritariamente soggiacere al customer care. Non è semplificazione a valore economico se si trasferiscono sul cittadino la raccolta e la gestione delle informazioni. 4 La maggiore delusione è che non ci sia traccia di soppressione di enti e di duplicazioni di competenze. Non viene abbandonata quella regola fondamentale della burocrazia per cui “quanto più si è inutili; tanto più, per poter sopravvivere, si deve essere lenti e sottili nelle interpretazioni”. Si chiede alle imprese di avere fiducia e investire, mentre lo Stato non è disposto a riconoscere loro alcuna credibilità. Ci sono troppe leggi e troppa carta nella semplificazione all'italiana. La Regione Lombardia è obbligata a dare il buon esempio. La nuova Legge urbanistica regionale è un'occasione imperdibile per metter mano alla burocrazia più irritante e controproducente con cui le imprese si confrontano. Inutile dire che mi auguro che tutta la regione sia a “burocrazia zero”. Non riesco nemmeno ad immaginare cosa sarebbe lo sviluppo dell'area pedemontana».

La crisi - «Tutti gli imprenditori - ha spiegatio Galizzi - si chiedono se questa crisi stia finendo. Dopo venti trimestri di recessione conclamata, la contabilità nazionale e il clima di fiducia indicano una possibile inversione di tendenza. I decimali non significano nulla per l'economia reale e fare previsioni è avventato. Troppe sono le variabili che possono inceppare la fragile ripresa: dai conflitti medio-orientali, le rivoluzioni e le controrivoluzioni del nord Africa e in molte zone sconosciute dell'Estremo Oriente, il perdurante eccesso di capacità produttiva sui mercati, 5 tendenze deflazionistiche, l'instabilità finanziaria e, come sempre, lo speculativo mercato delle materie prime e il debito pubblico dei Paesi sviluppati e, prima di tutto, il nostro».
«Qualche segno positivo lo vediamo sulle esportazioni, sugli ordini dall'estero, sulla produzione dei settori più avanzati. Sono determinati essenzialmente dalle industrie posizionate sulla frontiera tecnologica. La ripresa del sistema industriale bergamasco nel suo complesso è probabilmente subordinata al trasferimento alle imprese minori di questi flussi. Per la manifattura ci sono spiragli e aspettative. Purtroppo è difficile invece immaginare un rapido rilancio dell'edilizia e di quella grande filiera intersettoriale del sistema casa».

«Sto parlando di molte migliaia di imprese e di 50 mila posti di lavoro. È una grave questione di interesse nazionale che non riesco nemmeno ad immaginare come si possa risolvere. Qualche idea per il nostro territorio c'è per facilitare l'accesso dei giovani alla proprietà della casa, qualche iniziativa interessante è già disponibile. Mi riferisco al Covenant of Mayors, cui hanno aderito quasi tutti i Comuni della provincia (un record per l'Europa). I piani per il risparmio energetico degli edifici pubblici sono in corso di approvazione; i finanziamenti sono ingenti e le opportunità di lavoro per le ristrutturazioni, per i nuovi materiali e per la nuova impiantistica potrebbero allentare la morsa della mancanza di commesse».

«È necessario essere cauti. I prossimi mesi, di questo ne siamo certi, resteranno difficili. La vera ripresa, se saremo bravi e fortunati, ci sarà in contemporanea e anche per merito dell'Expo 2015. Le nostre azioni in questa fase devono traguardare quel periodo. Con ragionevole certezza si può affermare che sarà un momento spartiacque fra la ripresa, se sapremo valorizzarlo, e la dichiarazione di declino se l'Italia non si saprà presentare nelle sue vesti migliori».

«C'è voluta una crisi epocale perché l'Europa riabilitasse il ruolo della manifattura. Per compiere un salto di qualità dovrebbe dare almeno uguale peso alla politica industriale rispetto a quella monetaria. Siamo tutti consapevoli delle difficoltà di bilancio del nostro Paese e che il sostegno alle imprese non possa andare oltre al sistema degli ammortizzatori per le crisi occupazionali-aziendali e al sostegno di qualche attività di nicchia. La Regione Lombardia ha le competenze per fare politica industriale. Gli imprenditori lombardi da molti anni criticano l'intervento della Regione a sostegno delle imprese».

«Il sistema dei voucher costa più di quel che rende e soprattutto non è una politica di sistema, come lo è invece la promozione dei cluster. Altre Regioni, sia pure in situazioni di scarsità di risorse, hanno fatto di più: stanno tentando di favorire gli investimenti e sembrano attivare qualche significativo moltiplicatore economico e occupazionale».

«Fra gli incentivi per i nuovi insediamenti ricordo solo il più consistente: l'esenzione Irap. Sarebbe assolutamente strategico applicarla anche in Lombardia e, in prospettiva, estenderla anche alle imprese che crescono».

Scarica qui la relazione del presidente di Confindustria, Ercole Galizzi

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