Crisi della Sanpellegrino
Dalla Regione un tavolo tecnico

Per salvaguardare il futuro dei 120 dipendenti della San Pellegrino Nestlè Waters di San Pellegrino Terme (BG), per i quali è stata messa in atto la procedura di mobilità, Regione Lombardia aprirà nei prossimi giorni un tavolo comune di confronto con il Comune, l’amministrazione provinciale, la proprietà e le rispettive rappresentanze sindacali. E in tal senso la proprietà, rappresentata dal direttore delle Relazioni industriali Gianluigi Toia e dal direttore dello stabilimento Luigi Ravasio, ha dato piena disponibilità al confronto e alla ricerca comune di soluzioni praticabili e condivise.

L’impegno di dare vita al tavolo è stato assunto dal Presidente della Commissione regionale “Attività produttive” Carlo Saffioti (FI), dopo l’incontro che la Commissione ha avuto giovedì con la proprietà, con il Sindaco Gianluigi Scanzi, con l’Assessore comunale al Turismo Luigi Cavagna e con le rappresentanze sindacali dell’azienda.

“San Pellegrino –ha detto Saffioti- è da sempre una delle aziende italiane che meglio veicola e valorizza l’immagine italiana nel mondo, al punto da esserne diventata anche uno dei simboli. Purtroppo l’incredibile introduzione dei dazi negli USA unitamente alla crisi dei consumi sta condizionando l’azienda che cerca di tutelare la propria competitività. Il prezzo da pagare però, tenuto conto degli investimenti fatti e che la materia prima è l’acqua, presente abbondante nel sottosuolo,non può certo essere il licenziamento di 120 operai in una valle già penalizzata e in difficoltà. Sicuramente –ha aggiunto Saffioti- nella sua opera di mediazione Regione Lombardia si adopererà anche per una più incisiva azione contro i dazi doganali degli Usa”.

“Non possiamo sottovalutare e non preoccuparci dei risvolti negativi, soprattutto occupazionali, dovuti alla crisi della Val Brembana –ha ribadito in Commissione Giosuè Frosio (LN)-. L’incontro di oggi non mi ha soddisfatto, anche perché indipendentemente dai dazi doganali, la proprietà ha lasciato intendere di volere comunque procedere a una riorganizzazione aziendale che preveda il licenziamento di alcuni lavoratori. Una ipotesi inaccettabile”.

Sulla stessa linea anche Giuseppe Benigni (PD): “Esiste un progetto condiviso dai vari attori istituzionali tra cui la Regione con importanti realtà private quali il gruppo Percassi per il rilancio del territorio di San Pellegrino. Non possiamo non tenerne conto e il futuro dello stabilimento bergamasco della San Pellegrino deve essere per forza collegato a questo progetto”.

“Occorre un rilancio del Made in Italy –ha aggiunto Riccardo Sarfatti (PD)- che deve però passare anche da una precisa assunzione di responsabilità da parte degli imprenditori del proprio ruolo sociale d’impresa”. Infine per Marcello Saponaro (Verdi) “San Pellegrino non è una azienda come le altre ma è uno dei maggiori brand al mondo, e questo grazie al territorio dove sorge. San Pellegrino vende un bene del territorio, l’acqua, quasi regalato da Regione Lombardia. L’azienda non può non sentire allora il proprio debito con la Valle Brembana che le ha consentito di realizzarsi e di espandersi nel mondo”.

Lo stabilimento bergamasco della San Pellegrino è parte del Gruppo Nestlè Waters, la più grande multinazionale mondiale nel campo delle acque minerali, ed è stato acquisito dalla famiglia Mentasti nel 1998. Attualmente il Gruppo vanta 9 stabilimenti nel Nord Italia per un totale di oltre duemila dipendenti. In data 6 marzo 2009 l’azienda ha annunciato l’eccedenza di 282 persone all’interno delle varie sedi del Gruppo, pari al 16% dell’intera forza lavoro: 120 nello stabilimento bergamasco, 40 a Milano, 25 a Recoaro, 85 a San Giorgio in Bosco in provincia di Treviso (acqua Vera).

Le motivazioni sarebbero da ricercarsi nella generale flessione del mercato (-4,4% nel 2008) e nell’introduzione di forti dazi doganali negli USA sulle acque minerali italiane, che colpirebbe soprattutto la San Pellegrino, leader a livello di immagine proprio negli USA.

Sulla vicenda il Presidente della Commissione Carlo Saffioti ha nel frattempo già investito del problema l’Unità di Crisi istituita presso la Giunta regionale, affinchè possa contribuire a trovare e concordare soluzioni praticabili.

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