La Smi di San Giovanni Bianco
imbottiglierà l'acqua dell'Himalaya

Grazie all’innovazione non solo nei prodotti, ma anche nei mercati il gruppo Smi, specializzato in macchine per imballaggio e confezionamento, ha trovato la giusta formula per fronteggiare la congiuntura.

Un esempio dello sforzo del gruppo per trovare nuovi sbocchi sono due impianti in corso di completamento e che saranno installati a breve. Il mese prossimo in particolare verrà consegnato in Arabia un impianto per l’imbottigliamento di acqua che verrà distribuita in contenitori da 5 litri ai milioni di musulmani in pellegrinaggio alla Mecca, la città sacra dell’Islam.

E subito dopo verrà installata in Tibet una macchina per imbottigliare l’acqua che sgorga a 5.100 metri da una sorgente fra i ghiacciai dell’Himalaya. Per quest’ultima commessa non è stato solo sviluppato un nuovo mercato. È stato infatti necessario mettere a punto una tecnologia particolarmente complessa per consentire il funzionamento dell’impianto anche in condizioni climatiche difficili.

Il macchinario infatti sarà collocato a 4.300 metri d’altitudine, più in basso quindi rispetto alla sorgente, ma sempre ad altissima quota. «L’impianto fornito da Smi è realizzato interamente in Valle Brembana - sottolinea Pietro Volpi, direttore marketing del gruppo - e confeziona l’acqua che sgorga dalla sorgente Dongziong nei ghiacciai tibetani, una delle poche aree al mondo prive di inquinamento».

Lo stabilimento di imbottigliamento appartiene alla società Tibet Glacer Mineral Water. E «5100», come i metri d’altitudine della sorgente, è il nome dell’acqua tibetana, che non si troverà solo sulle tavole della Cina, ma sarà presto distribuita in tutto il mondo.

Nonostante la crisi economica mondiale, che si fa sentire anche sulle vendite del gruppo Smi, grazie alle innovazioni di prodotto e alla ricerca di nuovi mercati (sono ormai 130 i Paesi dove sono esportate macchine prodotte dal gruppo bergamasco) e con l’acquisizione di nuovi clienti, la società brembana guarda con fiducia al futuro.

I nuovi ordini acquisiti negli ultimi mesi stanno dando uno mano a contenere le ripercussioni negative della crisi: un primo effetto positivo sull’occupazione è che le nuove commesse hanno permesso di limitare il ricorso alla cassa integrazione ordinaria a soli 90 dipendenti, rispetto ai 200 (su un totale di 566 in tutto il gruppo) che erano stati previsti soltanto ad inizio aprile.

«Puntiamo a chiudere il 2009 con risultati comunque positivi, in linea con quanto pianificato anche in considerazione della crisi economica - commenta il presidente Paolo Nava -. Stiamo facendo investimenti consistenti in progetti di innovazione in diversi campi: energia, formazione, nanotecnologie. Lo sviluppo continuo di nuove soluzioni è secondo noi l’unica ricetta efficace per rispondere agli alti e bassi del mercato».

Nel 2008 il gruppo Smi - formato da tre società, tutte in val Brembana, tra San Pellegrino Terme e San Giovanni Bianco con cinque divisioni, oltre a una fitta rete commerciale all’estero - ha registrato un fatturato di 104 milioni di euro. Cifra che ne fa uno dei leader mondiali per la produzione di macchine di l’imballaggio. Il 95 per cento della produzione è destinato al mercato estero. L’Europa, con il 60% dell’export, resta il bacino d’utenza più importante.

Tra i clienti del gruppo figurano anche le principali grandi multinazionali del «food & beverage» come Coca Cola, Danone, Unilever e Nestlè. Il 13 per cento del personale è impiegato in attività di progettazione. Smi, insieme ad altre grandi aziende fa parte dell’Airi, l’Associazione italiana per la ricerca industriale, ed è componente del Comitato promotore di «Imprese per l’innovazione», iniziativa nazionale di Confindustria. Inoltre è una delle venti aziende in ambito nazionale che fanno parte di Nanotec, il Centro italiano per le nanotecnologie.

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