Industria metalmeccanica
la crisi non sembra passare

Tra aziende che li stanno già utilizzando o che hanno raggiunto l’accordo per un avvio nei prossimi giorni (come alla Same o alla Brembo auto, per citare le aziende più significative) sono più di 22.000 i metalmeccanici bergamaschi interessati in questo momento da richieste di ammortizzatori sociali. Richieste che peraltro non necessariamente comportano un effettivo utilizzo. Includendo anche i lavoratori per i quali la cassa integrazione è già terminata questo mese la Fiom Cgil rileva il coinvolgimento di 24.334 lavoratori, che significherebbero circa mille in più rispetto a un mese fa.

«Ma non è un aumento, nel senso che la situazione è variabile, con aziende che entrano ed escono dalla cassa integrazione; piuttosto è il segnale di una tenuta del numero complessivo di aziende in crisi, che segnala la tenuta della crisi» - sottolinea Mirco Rota, segretario generale provinciale Fiom Cgil, che ha presentato la rilevazione del suo sindacato sulle difficoltà occupazionali nel settore metalmeccanico relativa al mese di giugno che si sta per concludere.

«La tenuta dei numeri, il fatto che le grosse aziende come Brembo e il gruppo Tenaris Dalmine siano ancora in cassa integrazione e che le aziende sfruttino il periodo massimo della Cassa ordinaria – ha proseguito – non fanno intravedere una ripresa per settembre. Perché terminata la Cigo, si passa alla straordinarie o alla mobilità».

In base alla rilevazione, sono circa 400 le aziende coinvolte e «risulta che sono in aumento proprio le richieste di cassa integrazione straordinaria, a 12 mesi, un fenomeno consistente sia per l’utilizzo dello strumento che per la durata – ha commentato Rota – un segnale preoccupante, perché significa che le aziende stesse vedono la crisi anche per il prossimo anno». Come nel caso della Carmo srl di Nembro (107 lavoratori), che a luglio termina la Cigo per passare alla Cigs, e della O.Ci.Ma. srl di Almè (83 lavoratori), che finisce a luglio la Cigo e ai primi di agosto parte con la Cigs, entrambe aziende del gruppo Fassi (gru). Sono partite a giugno con la Cigs la Comital di Nembro (97 lavoratori), con mobilità contestuale, la Nuova Gisa di Bergamo (26 lavoratori), la Task 84 di Grassobbio (21), mentre partirà a inizio luglio la Odl di Brembate Sopra, per 37 dei 47 lavoratori; ne ha fatto, infine, richiesta la Csf di Cisano Bergamasco (22 lavoratori).

Ci sono però anche alcune aziende che hanno terminato o stanno per terminare nei prossimi giorni la cassa integrazione ordinaria, tra le altre, il Mollificio S.Ambrogio di Cisano Bergamasco, la Phoenix International Spa di Verdello, Bticino di Azzano, la Fluorten srl di Castelli Calepio (121 lavoratori coinvolti), la Gatti srl di Bonate (54), Pirola Spa di Mapello (52), Mollificio Lombardo Spa di Carvico (50), Imc Macchine caffè di Chignolo d’Isola (46), Si.Va.Spa di Bonate Sotto (41), Cattaneo & Motta srl di Caravaggio (35), Estral Spa di Bagnatica (31), Erba Spa di Palazzago (30), Metalbottoni di Chiuduno (30), Giasini Spa di Grassobbio (25), Sigi srl di Costa di Mezzate (22), MC Meccanica sas di Caravaggio (20) ed altre con interventi minori.

Mentre tra giugno e luglio, risultano avviati nuovi periodi di cassa integrazione ordinarie, per restare alle grandi aziende, all’Indesit Company Spa, la Cms di Zogno, all’Exide di Romano di Lombardia, alla Gildemeister di Brembate Sopra, alla Brembo (settore fonderie di alluminio) di Mapello e alle Fonderie P. Pilenga di Comun Nuovo. Coinvolgono ormai quasi 200 lavoratori le le procedure di mobilità aperte o prospettate, in certi casi come «scivolo» alla pensione, e riguardano, secondo la rilevazione della Fiom, Cem Montaggi di Mozzo (80 dipendenti), Same di Treviglio (34), Saip&Schiller Spa di Stezzano (22), Persico Spa di Nembro (21), Abb Sace di Bergamo per 15 dipendenti, Koch Glitsch Italia srl di Bergamo (12) ed Ensinger di Verdello (7). E le casse in deroga sono cominciate alla Solema di Pedrengo (7 lavoratori), alla Tecno Progress srl di Madone, per 6 mesi (25 lavoratori), mentre ne ha fatto richiesta la Plati Elettroforniture di Madone (30 lavoratori).

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