Misiani: «Confronto con il Governo»
Interrogazione parlamentare del Pd

«I mille e più esuberi annunciati dalla TenarisDalmine sono la drammatica conferma che la crisi economica non è affatto alle nostre spalle. Se l'uscita dalla recessione sarà debole e stentata come molti temono, ci attende una fase molto difficile sotto il profilo sociale che va gestita con grande responsabilità, evitando di replicare i casi di riduzione del personale al di là di quanto reso inevitabile dalla crisi o di delocalizzazioni all'estero non giustificabili con la recessione». E' quanto afferma in una nota il deputato Pd Antonio Misiani che con i parlamentari Giovanni Sanga, Enrico Farinone, Alessia Mosca e Silvia Velo ha presentato un'interrogazione parlamentare sulla vicenda.

«TenarisDalmine - prosegue la nota - deve rimanere una presenza forte nel panorama economico provinciale: per questo, è necessario un confronto approfondito tra le parti sociali e il governo sui contenuti del piano industriale (che prevede importanti investimenti, ed è un bene, ma si basa su uno scenario decisamente pessimista) e i suoi riflessi occupazionali, predisponendo tutti gli strumenti utili per garantire un futuro a centinaia di famiglie che rischiano di rimanere senza prospettive».

IL TESTO DELL'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

(a risposta orale)
 
 
Premesso che:
Nella giornata di lunedì 28 settembre la direzione aziendale di TenarisDalmine - primo produttore italiano di tubi di acciaio senza saldatura per l'industria energetica, automobilistica e meccanica -ha presentato al coordinamento sindacale degli stabilimenti italiani il piano industriale 2010-2011, che prevede investimenti per 114 milioni di euro in due anni con l'obiettivo di perseguire un "riposizionamento strategico" per l'azienda. Gli investimenti saranno concentrati sugli impianti strategici e sono destinati all'ampliamento delle gamme di prodotto, alla razionalizzazione impiantistica delle linee di finitura-filettatura, al miglioramento di produttività ed efficienza. L'implementazione del piano industriale richiede, secondo i vertici aziendali, un riassetto degli organici "coerente" con una prospettiva di produzione attestata nei prossimi anni su una media di 550 mila tonnellate all'anno, rispetto alla punta di 877 mila raggiunte nel 2008.
 
I fattori che hanno determinato questo mutamento sono, secondo l'azienda, l’incremento esponenziale della concorrenza internazionale, causato dall’aumento di capacità produttiva a livello mondiale. La Cina ha accresciuto del 55% la sua capacità produttiva dal 2005 al 2009 e sta continuando ad investire in nuovi impianti: oggi la sua capacità è di 28 milioni di tonnellate di tubi senza saldatura l’anno, superiore al fabbisogno complessivo mondiale (pari a circa 27 milioni di tonnellate l’anno). A ciò si aggiunge il ridimensionamento strutturale dell’attività di alcuni settori industriali destinatari di tubi senza saldatura, il progressivo ed irreversibile calo di economicità di alcune tipologie di produzioni standard e scarsamente differenziate (come ad esempio i tubi di piccolo diametro per applicazioni meccaniche, per il settore automotive, per la termica).
 
Il piano prevede la chiusura dello stabilimento di Piombino (LI), il forte ridimensionamento di quello di Costa Volpino (BG) e Arcore (MB), il graduale disimpegno delle attività Fapi (tubi piccoli) a Dalmine (BG) e una generale riorganizzazione che coinvolge tutta l'azienda. L'impatto occupazionale di queste scelte viene quantificato in 1.024 lavoratori in esubero (più di un terzo dei 2.814 dipendenti in forza negli stabilimenti italiani di Tenaris), con la previsione di 717 posti in meno a Dalmine e Sabbio (da 2.218 a 1.501 dipendenti), 119 a Costa Volpino (da 247 a 161), 64 ad Arcore (da 225 a 161) e 124 a Piombino.
La riorganizzazione produttiva ipotizzata da Tenaris-Dalmine rappresenta una delle maggiori situazioni di crisi occupazionale in atto nel nostro Paese.
 
Quali iniziative intendono attivare, a partire dalla convocazione di un tavolo nazionale di confronto con l'azienda e le organizzazioni sindacali, allo scopo di tutelare i diritti e le prospettive dei lavoratori interessati dal piano di riorganizzazione di Tenaris-Dalmine
 
 
Firmato:on. Antonio Misiani, on. Giovanni Sanga, on. Silvia Velo, on. Enrico Farinone, on. Alessia Mosca

Anche il consigliere provinciale del Partito democratico, Matteo Rossi, ha diffuso un comuniato stampa in cui si legge che «L’annuncio delle scelte industriali e organizzative della Tenaris Dalmine e delle loro pesanti ricadute occupazionali sui siti produttivi di Dalmine e Costa Volpino sono una chiara e ulteriore conferma che la crisi economica non è per nulla alle nostre spalle e che sono ancora gravi le ricadute sociali che essa comporta. Preoccupa davvero che la Tenaris Dalmine, azienda simbolo dell’economia bergamasca, sino a un anno fa con buone prospettive di lavoro e sviluppo, ora ricorra al ridimensionamento dei posti di lavoro e probabilmente dei rami produttivi. L’auspicio è che si apra un confronto positivo con l’obiettivo della salvaguardia del maggior numero possibile di lavoratori e siano individuate soluzioni alternative al licenziamento. Per 836 famiglie bergamasche, infatti, il futuro è ancora più nero di quel che si poteva immaginare, e questa situazione, lungi dall’essere sottovalutata o affrontata con stupidi e immotivati ottimismi, richiede il massimo di impegno e concretezza da parte di tutte le Istituzioni del nostro territorio. Alla famiglie e ai lavoratori, ai quali va tutta la nostra solidarietà, vogliamo dire che non mancherà il nostro contributo. A questo proposito voglio ribadire le richieste avanzate durante l’ultimo Consiglio Provinciale al Presidente Pirovano: - Aumentare il contributo della Provincia al fondo di solidarietà per i lavoratori e le lavoratrici che non usufruiscono degli ammortizzatori sociali; - Operare per un contenimento delle tariffe dei servizi pubblici prevedendo una fascia di esenzione per le famiglie monoreddito, a basso reddito e nei confronti dei giovani disoccupati; - Favorire accordi con gli operatori commerciali a sostegno del potere d’acquisto per i generi di largo consumo; - Rilanciare la politica attiva del lavoro svolta dai Centri per l’impiego finalizzata a sostenere percorsi individuali e collettivi per il reinserimento nel mercato del lavoro di soggetti deboli quali le donne, i disoccupati over 40, i lavoratori in mobilità o in cassa integrazione speciale».

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