A tutta birra, sempre più di tendenza
Una passione per 22 realtà locali

Più di mille birrifici in Italia nati in nemmeno venti anni sono troppi? Ventidue birrifici nati in quindici anni sono troppi per una provincia come quella Bergamasca? Risponde Giorgio Marconi, 43 anni, residente a Zogno, giudice a concorsi internazionali di birra.

Marconi è il responsabile per la provincia di Bergamo della associazione Mobi-Movimento birra, coordinatore per la Lombardia della «Guida alle birre d’Italia» edita da Slow Food.

«Una risposta sicura ovviamente non la posso dare – afferma Marconi - ma di certo, proprio per il successo che il prodotto birra sta incontrando nel grande pubblico, molte persone sono portate a buttarsi nella mischia senza conoscere bene il mestiere e pensando che si facciano soldi facili solo per il fatto di essere presenti nel numero. Questo è certamente da evitare. Fare il birraio è un lavoro duro e che non rende ricchi senza fatica e solo divertendosi. È un lavoro che necessita oltre che di basi tecniche molto solide, di capacità imprenditoriali ed organizzative concrete. Chi riesce a farsi strada in questo mondo se lo è davvero meritato e i birrai nostrani, almeno la maggior parte di loro, ce la sta davvero facendo. Una compagine di produttori molto agguerrita, che fa sì che la considerazione della realtà artigianale bergamasca è alta nel Paese sia nel grande pubblico che tra gli esperti».

Il movimento dei microbirrifici in Italia cominciò solo nel 1996 ad opera di sei pionieri, nessuno dei quali riconducibile alla nostra provincia. Il primo ad aprire in Bergamasca, nel 1999, fu il Maivisto di Sedrina, oggi purtroppo chiuso. Seguirono poi Sguaraunda di Pagazzano e Maspy di Ponte San Pietro. Solo dal 2009 il movimento artigianale trovò nella nostra provincia altri attori, davvero di primo livello, che potessero farsi valere anche a livello nazionale e oltre. Giorgio Marconi cita in particolare Renato Carro di Valcavallina, Simone Casiraghi di Endorama, Antonio Terzi di Elav, oltre a una delle prime beer firm italiane, Via Priula di San Pellegrino (la beer firm, contrariamente al birrificio vero e proprio, non ha impianto produttivo di proprietà e affida ad un birrificio la produzione delle proprie birre, generalmente su ricette originali dettate dalla beer firm).

Dal 2009 l’escalation dei birrifici in Bergamasca non si arrestò più. Tra aperture, chiusure, progetti annunciati e mai o non ancora partiti siamo arrivati ad avere oggi la bellezza di 22 realtà imprenditoriali operative (13 birrifici e 9 beer firm) che nel complesso hanno prodotto nel 2015 circa 16.000 ettolitri di birra. Il più produttivo è certamente il birrificio Elav di Comun Nuovo con oltre 6.000 ettolitri prodotti nel 2015 e l’obiettivo di arrivare a 8.000 quest’anno.

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