Allarme recessione «Fiducia a piccopeggio che dopo l’11 settembre»

Apindustria: critico il rapporto imprese - bancheLa Val Brembana si mobilità contro la crisiCon un semestre di ritardo rispetto al dato nazionale, anche nel sistema economico bergamasco hanno iniziato a registrarsi i segnali della recessione, anche se - almeno fino ad ora - la caduta della produzione in provincia di Bergamo è più contenuta rispetto al dato nazionale. Il differenziale positivo di crescita con l’Italia, che si era evidenziato negli ultimi anni, si è dunque ulteriormente ampliato. Tuttavia, le contrazioni registrate nel confronto anno su anno sono già marcate. per la prima volta dal 2005 si registra una variazione tendenziale negativa dei volumi prodotti dall’industria bergamasca. Il dato emerge dal rapporto sull’economia bergamasca a cura dell’Istituto di ricerca sociale di Milano.Solo per una ristretta minoranza si osserva ancora una tenuta dei volumi prodotti; tra questi la chimica e, in parte, la lavorazione, della gomma e della plastica. Si osservano invece contrazioni intense in settori industriali rilevanti per la struttura produttiva bergamasca, come la siderurgia, la lavorazione di minerali non metalliferi (come la produzione di cemento) e soprattutto la meccanica.Il contenimento delle perdite osservato in provincia di Bergamo rispetto alla media nazionale è da condurre sia ad una struttura produttiva tutto sommato ancora solida,sia ad un maggior dinamismo a livello settoriale. Ciò nonostante si rileva un’importante eccezione, costituita dal caso del settore produttore di beni di investimento, di specializzazione per l’economia della provincia di Bergamo, dove i livelli produttivi registrano contrazioni ben più marcate di quelle osservate per ’aggregato nazionale. Gli indicatori congiunturali concordano nel segnalare un proseguimento della fase di deterioramento del ciclo anche nei mesi a venire. La flessione dei livelli produttivi è dunque lungi dall’essersi conclusa e la recessione dell’industria bergamasca che si sta manifestando ha una probabilità non bassa di proseguire ancora per diverso tempo.La domanda acquisita dalle imprese industriali in provincia di Bergamo si è notevolmente ridimensionata; a cadere sono soprattutto gli ordinativi provenienti dall’estero, ma non va molto meglio per la componente interna. le imprese, inoltre, ritengono di detenere eccessivi livelli di scoperte di prodotti finiti, che limitano la velocità di reazione della produzione a recuperi della domanda. Si rileva un intenso deterioramento delle attese a breve. La caduta della fiducia appare ben peggiore di quella che si riscontrò all’indomani degli attacchi alle Torri Gemelle, quando l’incertezza crebbe notevolmente. La caduta nei livelli produttivi, infine, si sta riflettendo nel tasso di utilizzo dei fattori di produzione. Le imprese esprimono un netto pessimismo circa l’evoluzione della manodopera, e si osserva inoltre una ripresa del ricorso alla Cassa integrazione guadagni.I segnali di recessione si leggono anche nei dati relativi al commercio estero: rispetto allo scorso anno, a Bergamo si registrano tassi di crescita delle esportazioni inferiori sia a quelli lombardi sia a quelli nazionali, che per la prima volta dal 2003 registrano tassi di crescita superiori a quelli della provincia. Si conferma anche la crisi nel esportazioni del settore tessile che registra una contrazione nel valore delle esportazioni ancora più marcata di quello dello scorso anno (-8,4%). anche la metallurgia vede diminuire il proprio tasso di crescita in modo particolarmente spinto, dal 28,3% al 5,3%. Aumentano nel 1° semestre 2008, seppure meno marcatamente rispetto allo scorso anno, le esportazioni verso i Paesi dell’Est Europa.Sul fronte del mercato del lavoro, mentre in Lombardia il tasso di occupazione si mantiene stabile intorno al 66,6%, a Bergamo il livello di occupazione diminuisce di n punto percentuale assestandosi, nel 2007, al 64,7%.Aumentano anche le ore autorizzate di Cassa Integrazione Ordinaria che a partire dal 4° trimestre 2007 registrano aumenti costanti, soprattutto nel settore tessile. Anche gli Interventi di CIG straordinaria, aumentano tra il 2008 e il 2007, del 28%.I lavoratori iscritti alle liste di mobilità sono a Ottobre 2008 già oltre 3.800, iI55,7% in più rispetto a dicembre 2007. A due mesi dalla fine dell’anno, il numerodei lavoratori in mobilità, usciti da aziende in crisi e in attesa di una nuovaoccupazione, è già ben oltre il totale del 2007. Sette lavoratori su dieci hanno più di40 anni, la maggioranza sono donne, il 12% sono immigrati e più di un terzo sonousciti da piccole imprese manifatturiere con meno dl 15 dipendenti o da aziende delCommercio con meno di 50 addetti.Per saperne di più leggi L’Eco in edicola il 20 dicembre(19/12/2008)

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