All'Indesit di Brembate
di nuovo cassa integrazione

Da una cassa integrazione all’altra. I 457 lavoratori della Indesit-Merloni di Brembate Sopra sembrano condannati ad andar in fabbrica per qualche giorno e poi a restar di nuovo a casa, con prospettive per il futuro sempre meno chiare. Peggio va per i colleghi di None, in provincia di Torino: là sono in circa 650 a rischiare che lo stabilimento venga chiuso.

Secondo uquantpo scrive la Cgil in un comunicato stampa, «a Brembate Sopra, dove si producono lavatrici con carico dall’alto, mercoledì 1° aprile i lavoratori sono rientrati in fabbrica dopo una cassa integrazione ordinaria partita il 10 febbraio. Lavoreranno solo pochi giorni: l’azienda ha annunciato altre quattro settimane di cassa a partire dal 9 aprile. Anche a novembre, dicembre e gennaio sono stati registrati periodi di sospensione della produzione e di cassa integrazione, seppur più brevi».

All’uscita dall’incontro che si è tenuto nel pomeriggio tra azienda e sindacati, Mirco Rota, segretario generale provinciale della Fiom-Cgil ha spiegato che «un accordo (seppur non vincolante) non è ancora stato raggiunto nell’ambito dell’esame congiunto della cassa: abbiamo chiesto il riconoscimento della maturazione degli istituti differiti, cioè di tredicesima mensilità, ferie e permessi annui retribuiti, ma la Indesit-Merloni non li ha concessi. A preoccuparci è anche l’assoluta incertezza che riguarderà il mese di maggio: dopo le quattro settimane di cassa si ritorna al lavoro, ma non ci è stato comunicato se sarà di nuovo per pochi giorni. L’azienda ha, infatti, confermato oggi la preoccupazione per la situazione produttiva attuale: sembra non esserci alcun segnale di ripresa. I primi a pagarne le conseguenze sono 5 lavoratori con contratti a tempo determinato in scadenza ma non riconfermati, malgrado si tratti di persone presenti in azienda da oltre due anni».

Il 7 e l’8 aprile si terranno le assemblee coi lavoratori. Per il 9 è previsto l’aggiornamento del confronto con l’azienda.

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