Carovita, Eurispes: aumenti alimentaritre volte superiori a quelli indicati dall’Istat

Secondo un’indagine dell’stituto di studi politici economici e sociali l’incremento della spesa degli italiani nel 2002 per cibi e bevande è stato del 13% e non del 3,8% come misurato dall’Istituto di statistica

Guerra di cifre sull’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari in Italia. Secondo un’indagine condotta dall’Eurispes (Istituto di studi politici economici e sociali), in collaborazione con le associazioni della Coalizione dei consumatori, l’incremento della spesa degli italiani per cibi e bevande è stato in un anno del 13% e non del 3,8% come misurato dall’Istat nell’ultima rilevazione di novembre. Il dato, spiegano all’Eurispes, è stato calcolato con lo stesso metodo utilizzato mensilmente dall’Istat, lavorando sulle variazioni dei prezzi medi dei prodotti.
Mettendo a confronto i prezzi del 2001 di ciascun genere alimentare preso in considerazione con quelli del 2002, l’aumento misurato dall’Eurispes sul proprio paniere di prodotti risulta ancora più alto, addirittura del 29%. La grande differenza tra i due risultati (13% e 29%) è dovuta al fatto che, di fronte ai rincari, i consumatori si spostano verso prodotti più economici e di qualità inferiore.
In base alle misurazioni dell’Eurispes, condotte sui prezzi dei singoli prodotti di un paniere di 150 (contro i 164 dell’Istat), gli aumenti maggiori sono stati nel corso del 2002 quelli dell’ortofrutta (+51%), ma notevole e’ stato anche l’incremento dei prezzi di pane, pasta e riso, cresciuti in media del 20%. Rincari del 37% anche per il caffé e addirittura del 48% per l’acqua minerale. Il pesce fresco e’ aumentato del 28%, la carne di maiale del 26%, quella di pollo e tacchino del 20% e infine quella bovina del 19%. L’inflazione, rileva ancora l’Eurispes, ha galoppato più rapidamente nelle grandi citta’ (+34,6%) che nelle piccole (+27,2%). L’aumento è stato più evidente nell’Italia centrale (+44%), rispetto al Nord (+33%) e al Sud Italia (+25%).
Secondo l’Eurispes gli aumenti hanno già causato una riduzione dei consumi, per cui la ripresa prevista nel 2003, stimata intorno al 2%, non ci sarà. Al contrario l’Italia andrà incontro a un periodo di stagnazione dei consumi che colpirà l’intero sistema produttivo.

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