Cassa integrazione ordinaria
Le procedure si velocizzano

È arrivata una buona notizia per tutti i lavoratori colpiti da provvedimenti di cassa integrazione ordinaria. Venerdì 27 marzo, infatti, l'Inps ha emesso una specifica (messaggio n. 6990) che permetterà di velocizzare le procedure di autorizzazione della CIGO, poiché grazie a questa decisione non sarà più necessario attendere l'effettiva ripresa dell'attività aziendale.

Fino ad oggi infatti le aziende erano costrette a dimostrare la ripresa dell’attività produttiva al termine delle tredici settimane di cassa integrazione.

Questa prassi, adottata dall’INPS locale e non contemplata dalla legge, iniziava a mettere in difficoltà le imprese che stanno utilizzando la cassa integrazione ordinaria da un lungo periodo e che ancora non hanno ricevuto i soldi delle prime tredici settimane, situazione che grava negativamente sui lavoratori, i quali rischiano di rimanere in CIGO senza nessuna copertura economica.

La nota dell'INPS, precisa ulteriormente rispetto alla Legge 164/1975, che l'autorizzazione della domanda di cassa integrazione ordinaria non deve attendere l'effettiva ripresa dell'attività. Il giudizio della Commissione deve essere formulato nel momento in cui esse operano, cioè all'inizio della contrazione lavorativa. Sempre da parte dell'INPS viene chiarito che per la concessione della proroga della CIGO, dopo le prime tredici settimane e fino ad un massimo di dodici mesi, non è assolutamente necessario che avvenga una ripresa dell'attività produttiva tra un periodo e l'altro. Ripresa necessaria solo dopo i 12 mesi di utilizzo della cassa ordinaria.

«Ora è necessario che la commissione dell'INPS di Bergamo applichi immediatamente quanto stabilito dalla nota emessa, come FIOM-CGIL avevamo sollecitato nelle scorse settimane - commenta Mirco Rota, segretario generale FIOM-CGIL di Bergamo -. Inoltre è indispensabile che vengano tempestivamente valutate ed approvate le domande di cassa integrazione ordinaria per evitare che i lavoratori coinvolti percepiscano i compensi in ritardo. Ora non c'è più nessun motivo perché le approvazioni e i ritardi dei pagamenti possano continuare a verificarsi».

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