CastFutura, si delocalizza in Bulgaria
Ci sono 23 esuberi: sciopero

È stata recentemente acquisita da una multinazionale l’azienda specializzata nella produzione e vendita di soluzioni tecnologiche per gli elettrodomestici.

È arrivata al capolinea la vicenda di CastFutura, azienda di Terno d’Isola specializzata nella progettazione, produzione e vendita di soluzioni tecnologiche destinate agli elettrodomestici da cottura domestica alimentati a gas ed alle caldaie da riscaldamento, recentemente acquisita dalla multinazionale Robertshaw.

Nella giornata di mercoledì 19 giugno, la direzione ha annunciato alle organizzazioni sindacali che a partire dal 1 ottobre la produzione verrà chiusa e delocalizzata in Bulgaria. Così, viene fissato a 23 il numero degli esuberi (tutti gli addetti diretti della produzione, dunque), mentre a Terno rimarranno i settori di commerciale, finanziaria e logistica, con 67 addetti.

Giovedì 20 giugno, verranno effettuate 8 ore di sciopero e un picchetto, a partire dalle 7,30, davanti ai cancelli dell’azienda.

«È inspiegabile la volontà di delocalizzare a fronte di una situazione economica e finanziaria non certo negativa – dice Teresa Cubello, della Fim Cisl di Bergamo –, ma solo perché CastFutura è entrata a fare parte della galassia di Robertshaw. La nostra impressione è che questa scelta sia dettata dalla esclusiva volontà di ridurre costi che poi sui lavoratrici e lavoratori lì da oltre 20 anni. In più – continua Cubello – l’80% degli esuberi coinvolge donne, la cui difficoltà di collocazione sul mercato del lavoro è ancora più complessa e difficile , sia per l’età che per il rallentamento del settore».

«Riteniamo inaccettabile tale decisione che produrrebbe, ancora una volta, un grave problema occupazionale nel nostro territorio e che nel caso specifico andrebbe a colpire in particolare l’occupazione femminile – commenta Roberto Gusmini della Fiom Cgil di Bergamo –. Ancora una volta nel silenzio della politica assistiamo all’ennesima delocalizzazione. Ricordiamo che la società, non più tardi del dicembre 2018, è stata acquisita dal Gruppo americano Robertshaw. Non siamo di fronte a un’azienda in difficoltà finanziarie, tutt’altro, ma la scelta è esclusivamente dovuta alla volontà di andare a produrre dove il costo del lavoro è inferiore».

Oggi, Fim e Fiom hanno chiesto la revoca dei 23 licenziamenti, « e continueremo la protesta fino a quando non avremo risposte positive al proposito».

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