Centri commerciali: allarme della Cisl
Stanno in piedi, ma la crisi inizia a colpire

La crisi inizia a colpire anche i centri commerciali: è un campanello d’allarme, scrive la Cisl, che non si può far finta di non sentire. Gli addetti sono quasi 400 in meno in due anni: si è passati dai 20.500 del dicembre 2011 ai 20.108 del dicembre 2013.

Il sindacato, che ha raccolto ed elaborato i dati di Unioncamere, cita tra gli altri gli esempi della solidarietà all’Iper e la prospettata chiusura della Trony all’Oriocenter, ma soprattutto la chiusura del centro commerciale Le Acciaierie a Cortenuova (che ha lasciato sulla strada 78 lavoratori): i segnali di crisi che in più supermercati iniziano a concretizzarsi sono segnali non preventivabili fino a poco tempo fa.

Nel 2013, quasi 500 mila metri quadri di terreno sono stati destinati alla grande distribuzione. 150 mila in più di 10 anni fa. L’occupazione cala a un ritmo impressionante anche per i negozi di vicinato. È questa - sottolinea Alberto Citerio, segretario generale della Fisascat Cisl - la fotografia del commercio a Bergamo alla fine del 2014. E questo il panorama che offre il prossimo futuro…

«Le liberalizzazioni selvagge operate dal 2012 nel commercio hanno fallito. La concorrenza spinta, le aperture 365 giorni l’anno, hanno avuto un effetto dannoso sul commercio e sulla distribuzione favorendo i grossi, che però soffrono della concorrenza, e penalizzando i piccoli negozi di vicinato. La crisi sta facendo il resto».

Il sindacato di Bergamo si guarda intorno, «e vede nella provincia che “amministra” ancora viva la tendenza a costruire mega strutture per il commercio, nonostante i segnali di un lento declino di questo modello di commercio siano già stati lanciati».

«Dobbiamo iniziare a fare i conti anche nel settore del commercio con una crisi che non allenterà la presa e peggiorerà ulteriormente nel 2015. Serve una regia territoriale condivisa che sappia gestire l’esistente e lo sviluppo per evitare cattedrali nel deserto e l’uso inappropriato del territorio, mentre avvii una gestione oculata delle potenzialità occupazionali».

«I nodi stanno già venendo al pettine, in modo evidente. Le Acciaierie di Cortenuova - spiega Citerio - erano il secondo shopping center più grande della Bergamasca dopo Orio, con 29 mila metri quadri di superficie dedicata ai negozi. Gli altri, al momento, stanno in piedi»

In 10 anni la superficie di territorio destinata alla grande distribuzione è passata dai 292.225 metri quadri del 2003 agli oltre 446 mila quadri del 2013. Però gli addetti sono calati di 400 unità in due anni. «Il settore che era naturalmente il salvagente occupazionale degli altri comparti (soprattutto manifatturieri) segna il passo ma, soprattutto, delinea scenari per il futuro particolarmente inquietanti. Se infatti il continuo crescere degli spazi destinati ai grandi centri commerciali, ma anche alle strutture di medie dimensioni (dai 470 mila ai 615 mila metri quadri), segue una pianificazione partita almeno 10 anni fa, quando cioè la crisi non era certo all’orizzonte, oggi si inizia a pagare lo scotto di una disponibilità economica molto inferiore e di una propensione alla spesa non prevista nei “business plan” dell’epoca».

Già i negozi di vicinato ne pagano le spese: dal 2003 al 2008 sono passati da 11792 a 12737. Nei cinque anni successivi sono scesi a 12.076, cioè 661 unità commerciali in meno, con un trend che è andato intensificandosi nell’ultimo periodo.

«È prevedibile – conclude Citerio - nel futuro prossimo un completo riassestamento e riposizionamento delle aziende più grosse con improrogabili chiare scelte commerciali che oggi sembrano indirizzate verso superfici meno vaste e dispersive, con la scomparsa di catene medio piccole; dopo la vicenda Lombardini è di queste ore la cessione del gruppo Zerbimark (11 negozi di cui 2 in provincia) al gruppo Sigma».

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