Chiude un’altra camiceria Ancora 70 posti persi

Chiude un’altra camiceriaAncora 70 posti persiLa Sadricam di Villa di Serio ha annunciato ai sindacati la prossima cessazione dell’attività. La concorrenza straniera insieme al caro euro rendono sempre più difficile la raccolta di ordini

Si avvia alla chiusura un’altra storica camiceria bergamasca. La Sadricam Srl di Villa di Serio, dopo 43 anni di attività - fu fondata nel 1961 da Adriana e Pierluigi Fumagalli - ha infatti comunicato ai sindacati l’intenzione di cessare l’attività e di aprire la procedura di mobilità per i suoi circa settanta lavoratori, quasi tutte donne, per metà con contratto a part time.

Il problema della Sadricam, che pure è orientata sulla produzione di gamma medio alta di camicie per uomo, è quello di una non sostenibile concorrenza sui prezzi, accentuato negli ultimi tempi dalla forza dell’euro, che ha sconvolto il mercato italiano, privo di protezione dai Paesi a bassi costi di produzione. Di fronte alla crescente difficoltà di reperire ordini, a Villa di Serio è stato fatto ricorso, fino a febbraio, a cassa integrazione ordinaria, ma ormai le prospettive per il futuro lasciano poche speranze: così la Sadricam ha deciso di cessare l’attività, onorando tutte le pendenze prima di chiudere, a fronte di una situazione commerciale che non lascia intravedere miglioramenti.

«L’azienda ci ha coinvolto per valutare la situazione, ma non vede alternative alla chiusura, prevista per fine mese, quando si esauriranno gli ordini - spiega Severo Legrenzi della Femca-Cisl -. La dichiarazione dello stato di crisi avrebbe permesso di accedere a contratti di solidarietà o Cig speciale, ma l’azienda ritiene che la situazione ordini non permetta comunque di dare continuità all’attività. Una seconda possibilità valutata è stata quella di accedere al fondo di sostegno ministeriale per l’occupazione femminile: l’azienda ha fatto richiesta da tempo, ma non ha mai avuto risposta». Ieri infine in un incontro in Provincia, con Cisl, Femca-Cisl e la Rsu, alla presenza anche dell’Apindustria di Bergamo che rappresenta l’azienda, è stato fatto il punto della situazione: la Sadricam ha ribadito che non c’è possibilità di reperire ordini e quindi il discorso si sposterà adesso sugli strumenti necessari per la riqualificazione e il ricollocamento del personale. Oggi il sindacato terrà un’assemblea con i lavoratori per riferire della situazione.

Nel settore della camiceria, la prossima chiusura della Sadricam segue a un anno di distanza il fallimento della Big Time (ex Icam di Ponteranica) di Lallio, che aveva all’epoca una novantina di dipendenti. Scenderanno così, escludendo i laboratori artigianali, a circa 300 i posti di lavoro in un settore che negli anni Settanta dava lavoro a diverse migliaia di lavoratrici: la sola Aramis occupava 800 persone prima della chiusura, mentre mille lavoravano alla Cassera prima della ristrutturazione. Anche per le sempre meno aziende bergamasche ancora attive nel settore la situazione non è brillante: l’Agatex si è ridimensionata, alla Cassera si fa ricorso alla Cig ordinaria, la Lorenzini di Nembro applica i contratti di solidarietà. «Non ha problemi la Burini che lavora nell’altissima qualità, ma ci preoccupa il fatto che ormai anche chi opera nella qualità medio-alta inizia a faticare nella competizione sui costi, mentre la gamma bassa ormai da anni non esiste più nella provincia - commenta Rita Brembilla, segretario della Femca-Cisl -. Di fatto i clienti dei contoterzisti pagano sempre meno, a meno che non vengano offerti prodotti di gamma assoluta, ma anche chi ha un mercato proprio inizia a stentare».

(12/03/2004)

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