Consorzio agrario nel segno della Coldiretti

Sfuma l’accordo con Unione e Cia, alla Federazione tutti i 12 seggi del Consiglio

Dopo quasi 10 anni di commissariamento, il Consorzio agrario provinciale riparte dal punto in cui si concludeva la gestione ordinaria, quando cioè - dopo il ritiro dei quattro membri del cda in quota Unione agricoltori - l’ente era gestito dagli otto rappresentanti della sola Coldiretti. Ieri mattina, all’assemblea ordinaria tenutasi nella biblioteca di Calcinate (il paese della Bassa dove ha sede il Consorzio) è arrivata al capolinea la «lunga marcia» del commissariamento e del risanamento dell’ente travolto nel 1994 dal crac della Federconsorzi. Dieci anni di «purgatorio» durante i quali - grazie alla guida dei commissari Daniele Discepolo e (dal 2001) Luigi Rossi - il Cap di Bergamo è passato da un debito di 60 miliardi di vecchie lire all’attuale pareggio dei conti.

Ieri era il momento del ritorno alla gestione ordinaria: Rossi ha di fatto (anche se non ancora formalmente, dato che questo accadrà al momento dell’accettazione dell’incarico da parte degli eletti) passato le consegne alla cosiddetta «base sociale», costituita da 1.439 soci (quasi il 70% aderente alla Coldiretti, circa il 30 all’Unione agricoltori oltre ad una frangia di iscritti della Cia). Una «base sociale» che però ha piuttosto snobbato il passaggio dal commissariamento alla gestione ordinaria.

Meno di 200 soci hanno infatti partecipato alle pre-assemblee e il mancato ottenimento del quorum di un terzo degli iscritti ha impedito che ieri si potesse celebrare l’assemblea straordinaria per il rinnovo dello statuto sociale. Le pre-assemblee hanno così espresso solo dieci delegati - otto della Coldiretti (Luigi Armanni, Franco Gatti, Vittorio Belotti, Romeo Andreini, Donatello Merigo, Giacomo Pedersoli, Sperandio Colombo, Fabrizio Previtali) e due dell’Unione agricoltori (Franco Verdelli ed Ernestino Gusmini) - che ieri erano chiamati ad eleggere i dodici membri del rinato consiglio di amministrazione, i cinque del collegio sindacale e i tre probiviri.

Il risultato è che il cda nasce con il marchio esclusivo della Coldiretti, dato che l’Unione agricoltori si è di fatto ritirata sull’Aventino e ieri mattina ha evitato di presentare una propria lista: i suoi due rappresentanti hanno votato scheda bianca. Una decisione determinata dal fatto che non si è riusciti a raggiungere un accordo con la Coldiretti per una lista unitaria. L’Unione, infatti, chiedeva un rapporto paritario (sei consiglieri Coldiretti e sei Unione, come accadeva fino a metà degli Anni Ottanta), con l’obiettivo dichiarato di avviare una fase di collaborazione nella gestione del Consorzio. Una richiesta evidentemente ritenuta esagerata dalla Coldiretti, che conta su un’ampia maggioranza (anche se l’Unione replica che le proprie aziende sono di numero inferiore ma di dimensioni più importanti). Neanche un rapporto di sette a cinque proposto dalla Coldiretti (per la precisione sette Coldiretti, quattro Unione e uno Cia) è stato accettato dall’Unione e dunque l’intesa - che nei Consorzi agrari di altre province è stata invece raggiunta - è saltata.

Ma all’origine del mancato accordo pare vi sia un’altra ragione. L’Unione non ha infatti gradito che nella lista della Coldiretti (in realtà le liste erano due ma solo per una questione puramente tecnica) siano stati inseriti nomi che in un certo qual modo potevano richiamare il periodo precedente al commissariamento.

Questi comunque gli eletti (tutti, come detto, in quota Coldiretti): Luigi Armanni, Vittorio Belotti, Franco Gatti (neo-presidente provinciale della Coldiretti), Guglielmo Maccali, Francesco Mapelli (ex presidente Coldiretti e attuale presidente regionale Ersaf), Donatello Merigo, Giambattista Micheli, Severino Torriani, Umberto Premoli, Fabrizio Previtali, Gianpietro Pallavera, Mario Bellini. I membri del collegio sindacale sono Franco Colombo, Simona Colombi, Gianantonio Giuliani (effettivi), Sergio Colombini e Laura Locatelli (supplenti); i probiviri Francesco Ardigò, Franco Oberti ed Enzo Adamo.

I consiglieri eletti hanno 15 giorni di tempo per accettare l’incarico; dopodiché il nuovo Consiglio eleggerà il presidente. Chi sarà? Bocche cucite da parte della Coldiretti («Non sarò certo io», ci ha detto Gatti) anche se ieri circolava insistentemente il nome di Giambattista Micheli. Quanto all’Unione agricoltori e alla Cia, resta aperta la strada di un’eventuale futura cooptazione in seno al Consiglio.

(15/01/2004)

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