«Dalmine spenta per un giorno»
Sciopero unitario contro gli esuberi

Martedì 10 marzo si ferma la Tenaris. I 1850 lavoratori della fabbrica bergamasca, insieme ai colleghi di Costa Volpino, Arcore e Piombino, scenderanno in sciopero, per contrastare la richiesta della direzione di 406 esuberi, dichiarati per il solo stabilimento di Dalmine, ma letto come campanello di allarme anche dagli altri siti produttivi italiani del gruppo.

Manifestazione della Fim, Fiom e Uilm allo stabilimento Tenaris nella giornata di martedì 10 marzo. In programma un presidio delle portinerie di operai e impiegati da mattina a notte. «Con la nostra mobilitazione, chiediamo che l’azienda inverta la rotta sugli apprendisti e ci convochi rapidamente al tavolo delle trattative – dichiara Emanuele Fantini, della segreteria Fim Cisl di Bergamo -, altrimenti le vertenza non potrà che inasprirsi. Quando saranno ritirati gli esuberi, chiediamo che venga affrontata la discussione sugli elementi che hanno generato questa crisi. Siamo consapevoli che ci sono difficoltà, ma vogliamo essere coinvolti per gestirle».

È una crisi arrivata inaspettata, secondo i sindacati: «Dal 1980, quando in fabbrica eravamo più di 8000 persone, e l’indotto ne faceva girare almeno altre 3000, la Dalmine ha vissuto crisi per il cambiamenti del sistema delle partecipazioni atatali; altre per le evoluzioni del sistema produttivo…ma ogni volta si vedevano prospettive che lasciavano presagire una ripresa, e che permettevano anche al sindacato di gestire e fare accordi anche sugli esuberi. Oggi – dice Mario Oberti, della Rsu Fim Cisl - ci viene prospettata la crisi, ci dicono che avanzano più di 400 di noi e non ci spiegano come intendono uscirne. Rispetto al 2004 o al 2009, manca un piano industriale, una prospettiva…allora i momenti di difficoltà si risolvevano anche con cospicui investimenti, oggi non si vedono prospettive».

Lo sciopero del 10 marzo inizierà con il primo turno, quello delle 6, e si protrarrà fino a notte fonda. Parteciperanno tutti i reparti e gli uffici (anche gli impiegati sono pesantemente coinvolti nel ridimensionamento occupazionale ipotizzato dall’azienda) e verranno presidiati ingressi e portinerie per tutto il giorno.Durante le assemblee svolte in preparazione della mobilitazione, «gli animi dei lavoratori di Dalmine sono stati particolarmente accesi – nota Fantini -, segno tangibile di una grande preoccupazione e attenzione agli sviluppi che la vicenda potrà avere».

«Spegniamo un giorno la Dalmine, per non spegnerla per sempre», il motto dei sindacati e dei manifestanti per il futuro di quella che, se passa il piano esuberi, non sarà più la più grande fabbrica metalmeccanica della provincia.

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