«Diadema» fa rinascere Costa
E Tino Sana la tiene a battesimo

Un varo che assume connotazioni simboliche. «Diadema», uscita da Fincantieri di Marghera, è la nuova ammiraglia della flotta di Costa Crociere (gruppo Carnival) e la più grande nave mai costruita in Italia.

In sostanza sostituisce la «Concordia», cercando di voltare definitivamente pagina rispetto a un periodo drammatico e doloroso, coinciso non solo con la tragedia del Giglio, ma anche a tutto quello che ne è seguito. Tra i protagonisti di questa «rinascita» non poteva non esserci la Tino Sana di Almenno San Bartolomeo, fornitrice storica di Costa e Fincantieri, che si affidano da anni all’azienda bergamasca per l’affidabilità, la cura del dettaglio, la puntualità delle consegne che da sempre la caratterizza.

Da oltre un anno le squadre della Tino Sana hanno lavorato al progetto Diadema per una superficie che supera i 5 mila metri quadrati, in due fasi principali: quella di assemblaggio e costruzione, che si è svolta ad Almenno e che ha visto operare a rotazione quasi tutti i 147 dipendenti in organico e successivamente il montaggio nello stabilimento di Marghera, dove hanno operato squadre specializzare in arrivo dalla sede bergamasca. Un lavoro di quantità, ma soprattutto di qualità, con team di falegnami, ebanisti tapezzieri che si sono avvicendati in opere di grande precisione e massima cura del particolare, per dar vita ai due principali ristoranti, alla galleria commerciale, ad altre hall e parti comuni della nave.

Complessivamente una commessa di 7 milioni di euro per la Tino Sana, anche se, mai come questa volta, questo progetto andava al di là del puro valore economico: «Sappiamo tutti cosa è successo oltre due anni fa - spiega Gianpaolo Sana, figlio del presidente Tino e direttore commerciale dell’azienda -: per questo lavorare a un progetto così ambizioso, che sancisce una nuova fase nuova per la Costa, ci inorgoglisce. Per tutti lavorare per questa nave mastodontica ha rappresentato una sorta di riscatto dopo quello che è accaduto. Non a caso il lavoro ci venne commissionato nel 2012, pochi mesi dopo la tragedia del Giglio».

Leggi di più su L’Eco di Bergamo dell’1 novembre 2014

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