Dopo la Brembo, anche l’Areva Fir se ne va E il sindaco di San Pellegrino scende in campo

Il sindaco di San Pellegrino scende pesantemente in campo sulla decisione di trasferimento delle attività lavorative dell’Areva Fir dalla cittadina termale della Valle Brembana al polo produttivo compreso tra Dalmine, Bergamo e Orio al Serio.
La polemica, che coinvolge anche i sindacati, prende spunto dal fatto che l’Areva Fir, azienda specializzata nella produzione di relè di protezione per impianti di media e alta tensione, è stata per molti anni la seconda realtà industriale della comunità brembana ed ha garantito a molte famiglie, lavoro e reddito.

«Per una decisione così grave come il trasferimento di tutte le attività, entro il secondo semestre dell’anno in corso – scrive il sindaco al direttore generale dell’azienda, Filippo Passante - era lecito e legittimo attendersi quantomeno una considerazione e un’attenzione diverse».
Nella lettera, il sindaco esprime il proprio rammarico per la scelta della proprietà di spostare il sito produttivo in un’altra zona sempre in provincia di Bergamo: «Giudico intollerabile – ha aggiunto - che ad un’azienda sia consentito di licenziare, spostare le attività e lasciare il territorio senza che si sia almeno prima chiarito e fatto conoscere quale sarà il futuro del sito produttivo che viene abbandonato».
Giudizi che il sindaco esprime anche in un’altra missiva, indirizzata ai segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil Maurizio Laini, Gigi Petteni e Marco Cicerone: «Abbiamo inspiegabilmente consentito – scrive Milesi - ad una società in piena salute come la Brembo di trasferirsi a Mapello senza pretendere prima di conoscere che cosa sarebbe avvenuto del complesso industriale di San Giovanni Bianco e consentiamo oggi alla multinazionale Areva di fare la stessa cosa, aggravata dalla circostanza che non è neppure noto il luogo dove verranno trasferite le attività e il personale non licenziato».
I sindacati rispondono con Claudio betelli, della Uilm: «Milesi è male informato e, comunque, dice cose non vere. Con l’Areva abbiamo fatto, è vero, un accordo, ma relativamente alla procedura di mobilità per 27 esuberi, su un totale di 85 dipendenti, individuati nell’ ambito di una riorganizzazione generale del gruppo. E l’ intesa ci ha consentito di beneficiare di un anno di cassa integrazione, così da permettere a 11 lavoratori di accedere poi alla pensione. In merito al trasferimento, invece, nessuna decisione è stata presa e nessun accordo è stato siglato».
Fatto è, insomma, che l’Areva ha già deciso di trasferirsi armi e bagagli entro il prossimo mese di giugno, accordo o non accordo con i sindacati, e la preoccupazione del sindaco brembano appare del tutto legittima e opportuna.

(19/04/2006)

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