Esselunga-Coop, battaglia infinita
Riaperto il processo contro Caprotti

Arriva«post mortem» per Bernardo Caprotti, il patron di Esselunga morto il 30 settembre, la sentenza depositata il 31 ottobre dalla Cassazione .

Si tratta di una sentenza relativa all’udienza svoltasi lo scorso giugno, che riapre a carico dell’imprenditore, e della sua società, il processo civile per risarcimento danni da «concorrenza sleale per denigrazione» per diverse vicende narrate nel libro autobiografico «Falce e carrello» nel quale venivano lanciate varie accuse al sistema antagonista dei supermercati delle cooperative «rosse».

Ad avviso della Cassazione, nel processo di risarcimento intentato dalle Coop - che ha accolto il ricorso di Mario Zucchelli, presidente della Coop Estense, e della stessa cooperativa - i giudici milanesi di primo e secondo grado hanno sbagliato a considerare quel libro, distribuito e pubblicizzato da «Esselunga», non come una inchiesta giornalistica che deve essere scrupolosa, ma «come un’opera letteraria» priva di «intento informativo» e sorretta solo dall’esigenza «narrativa» di esporre la personale riflessione di Caprotti sul sistema delle Coop.

Ad avviso dei supremi giudici, «Falce e carrello» può essere stato uno strumento per mettere in «cattiva luce» presso i consumatori la Coop, e non era da escludere «la sussistenza della denigrazione commerciale» solo perchè - come hanno ritenuto i giudici di merito - «bersaglio delle denunce contenute nel libro non erano i prodotti commercializzati» dalla Coop ma «la complessiva attività e l’organizzazione». Secondo la Suprema Corte (sentenza 22042), c’è concorrenza sleale da denigrazione non solo quando si diffondono tra il pubblico notizie «scorrette» sui prodotti che vende l’impresa antagonista, ma anche quando si cerca di screditare in generale l’attività di una impresa, la sua organizzazione.

Ora la causa per risarcimento danni si riapre davanti alla Corte di Appello di Milano e il problema riguarderà gli eredi di Caprotti.

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