Fallimenti in crescita dopo la riforma

La normativa entrata in vigore a gennaio: per le procedure un rialzo del 40,5%

Ha dato un po’ di brio in più ai fallimenti bergamaschi la mini-riforma sulle procedure concorsuali entrata in vigore il primo gennaio scorso, dopo le riforma che aveva drasticamente modificato la materia nel 2006. Il brio in più è attestato dall’andamento delle procedure concorsuali aperte presso la Cancelleria fallimentare del Tribunale di Bergamo in questa prima fase di 2008: più 40,5% rispetto ad un anno fa.Alla fine dello scorso mese di aprile i fallimenti dichiarati dal Tribunale di Bergamo erano pari complessivamente a 52 casi: quindici procedure in più rispetto alle 37 che si erano evidenziate a fine aprile 2007. Un dato che si conferma (la percentuale di crescita scende solo di mezzo punto collocandosi al +40%) anche nel corso del mese di maggio visto come, a venerdì scorso, il numero dei fallimenti complessivamente dichiarati si attestava a quota 63: erano 45 nello stesso periodo del 2007.Ebbene, la tendenza che si registra al tribunale di Bergamo è una tendenza che va un po’ controcorrente rispetto a quanto si evidenzia ancora in giro per l’Italia: secondo i dati che emergono analizzando le tendenze dei principali tribunali italiani, la mini-riforma di gennaio (voluta dall’ultimo governo di centro-sinistra anche con l’apporto di parte dell’opposizione, che tendenzialmente offre qualche garanzia in più per i creditori rispetto alla situazione venutasi a creare dopo l’intervento normativo stabilito dall’esecutivo in carica nel 2006) in media non ha avuto un impatto importante. Anzi, il numero di procedure di fallimento dichiarate in media risulta ancora in flessione del 6,5%.Certo è che la situazione si configurerebbe, in realtà, nella classica formula a «macchia di leopardo»: in particolare, stando alla situazione fotografata al primo trimestre del 2008, dieci tra i primi 20 tribunali nazionali, registrano ancora un calo nel numero di fallimenti dichiarati. Dieci, invece, segnano una situazione di stabilità o di crescita. E tra questi, appunto Bergamo.La situazione fotografata alla fine del primo trimestre (33 procedure contro le 26 del primo trimestre del 2007) ha registrato una profonda accelerata proprio nel mese di aprile tanto che il +27% segnato nei primi tre mesi dell’anno si è trasformata in più 40,5% alla fine del primo quadrimestre.Stando alle istanze di fallimento (ovvero le richieste presentate alla cancelleria fallimentare del Tribunale bergamasco da parte di chi vanta dei diritti non soddisfatti nei confronti di società e imprese, primo passo per cominciare la valutazione degli organi competenti chiamati poi a decretare il fallimento dell’impresa stessa) alla fine del primo trimestre Bergamo segnava un incremento del 71% 113 domande presentate contro le 66 che furono consegnate agli uffici di via Sant’Alessandro nello stesso periodo del 2007.Un’indicazione pratica di come la riforma, seppur partita solo pochi mesi fa, stia ridando slancio a questo procedimento concorsuale. Con la nuova norma è venuta meno la distinzione tra imprenditore e «piccolo imprenditore» ed è stata introdotta l’obbligatorietà di una contemporanea esistenza di tre requisiti quantitativi per poter essere indicato come soggetto escluso dal fallimento: nel triennio precedente un attivo patrimoniale non superiore ai 300 mila euro, ricavi lordi annui non superiori a 200 mila euro e ammontare di debiti anche non scaduti non superiore a 500 mila euro.Saranno i prossimi mesi, comunque ad attestare se la situazione è tornata a cambiare: vale la pena ricordare come la precedente riforma avesse, per così dire, «tagliato le gambe» ai fallimenti in maniera significativa così come attestano i 249 fallimenti di fine 2005 (151 a fine giugno e 96 a fine aprile) che si contrapponevano ai 199 casi del 2006 (119 a fine giugno e 74 ad aprile) diventati 102 lo scorso anno (63 a fine giugno e, come detto, 37 ad aprile).(28/05/2008)

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