Filatura, finita l’occupazione

Lunedì 3 gennaio ore 6: alla Filatura di Albano le macchine si rimettono in marcia. Motori di nuovo accesi, ieri, dopo diciotto giorni di assemblea permanente, di fatto un’occupazione della fabbrica scattata il 16 dicembre scorso, il giorno dopo la presentazione del piano industriale del gruppo Franzoni Filati che per lo stabilimento di Albano al momento non lascia margini prevedendone la chiusura. Sono stati diciotto giorni di protesta sperando in un ripensamento, in una mediazione per la quale continua a muoversi anche il prefetto Cono Federico, che ieri ha ricevuto i sindacati per la seconda volta in meno di due settimane.

Lo stop alle attività della sede di Albano Sant’Alessandro era previsto per il 2 gennaio. Poi c’è stato lo sciopero a oltranza, il Natale in fabbrica con la Messa di mezzanotte e lunedì scorso, il 27 dicembre, l’apertura della procedura di mobilità per tutti gli 88 dipendenti della Filatura, che è una conferma dell’intenzione di chiudere, ma che in qualche modo ha sbloccato la situazione con i dipendenti che hanno deciso di passare in fabbrica anche Capodanno e poi sospendere la protesta, per dare il segnale, nei 75 giorni di trattativa previsti per la mobilità, che l’azienda è viva.Così, anziché fermarsi, ieri le filatrici si sono rimesse all’opera. Anche se, ad oggi, la decisione di fondo di chiudere lo stabilimento non risulta essere cambiata e la partita è ancora tutta da giocare al tavolo delle trattative con la società. Il primo appuntamento è fra una settimana, fissato per martedì 11.

Le norme sulla mobilità dicono che c’è tempo più o meno fino a metà marzo per arrivare a un accordo sindacale oppure, come seconda opportunità, alla Direzione provinciale del lavoro. Trattative di questo genere spesso si aprono con una prospettiva di licenziamento collettivo e fra una mediazione e l’altra si chiudono con soluzioni meno drastiche, come può essere ad esempio la cassa integrazione straordinaria. Ma nel caso della Filatura di Albano prima ancora di parlare di ammortizzatori sociali, Cgil e Cisl, con i sindacati di categoria Filtea e Femca, chiederanno di ridiscutere il piano industriale. I rappresentanti dei lavoratori vogliono entrare nel merito e affrontare punto per punto le previsioni, mirando a tenere aperta la Filatura di Albano e a confrontarsi sulle difficoltà e sulla riorganizzazione della società in un’ottica di gruppo con soluzioni meno traumatiche.

Ieri sera Cgil e Cisl hanno esposto di nuovo le loro ragioni al prefetto Cono Federico che ha confermato il suo impegno a operare per una mediazione, volontà che era stata espressa già nell’incontro del 22 dicembre. Ieri si è trattato di approfondire la questione e il sindacato, rappresentato dal segretario generale della Cisl Gigi Petteni e dal vice della Cgil Marcello Gibellini, affiancati dagli operatori di categoria Rosaria Marinelli della Femca e Aldo Valle della Filtea, ha fatto il punto della situazione dopo lo sciopero a oltranza, sottolineando, fra l’altro, quanto la vicenda è sentita fra la gente, nel mondo del lavoro e nelle istituzioni che in vari modi hanno manifestato solidarietà ai lavoratori.

Una vicinanza che si è vista soprattutto a Natale e anche nei giorni di fine e inizio anno. La sera di San Silvestro i lavoratori hanno cenato insieme, qualcuno è arrivato accompagnato dal marito o dalla moglie e dai figli. Una lunga tavolata in corridoio con piatti cucinati in casa. Tutti hanno portato qualcosa. Anche una chitarra per cantare e allontanare almeno per qualche ora i timori che il nuovo anno non ha lasciato indietro. Continuato il presidio il giorno di Capodanno e domenica, ieri alle 6 si è tornati al lavoro. Una giornata tranquilla, anche se la preoccupazione non è venuta meno. Una giornata di rodaggio e di preparazione della produzione, con le macchine che piano piano hanno scaldato i motori. E l’arrivo delle mischie, cioè delle miscele di cotone da lavorare, ha fatto tirare un sospiro di sollievo nei reparti: filato da produrre, per ora, c’

(04/01/2005)

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