Il gioco è finito, chiude la Masenghini

Dopo 127 anni, è finito il gioco della Masenghini. La storica azienda delle carte da gioco ha cessato l’attività: gli ultimi 21 dipendenti (17 dei quali operai) sono stati posti in mobilità. L’annuncio della chiusura della storica società bergamasca di carte da gioco era stato dato già alla fine di luglio ed è legato alla crisi del settore, un mercato praticamente immobile, tanto che per la stessa Masenghini il fatturato da una decina d’anni è fermo intorno agli 1,7 milioni di euro, nonostante l’aumento dei costi.

Anche se la Masenghini da oggi non è più in attività, ma ne sopravvivono il marchio e i simboli, acquisiti insieme alle scorte dal gruppo trevigiano Teodomiro Dal Negro, leader del settore in Italia insieme alla Modiano. La chiusura della Masenghini è stata «prorogata» da luglio a dicembre proprio per consentire l’esaurimento di una commessa da parte della Dal Negro. Resta invece alla precedente proprietà l’immobile dello stabilimento di via Moroni, dove l’azienda si trovava dall’ultimo dopoguerra.

«Bergamo perde un marchio nobile - ha spiegato Diego Chinati della Fistel-Cisl -, un’azienda che per anni ha mantenuto il primato nel settore delle carte da gioco di alta qualità. E rimane il rammarico di non aver potuto assieme all’azienda tentare un percorso diverso per mantenere in città almeno una parte della produzione di carte Masenghini, riducendo il personale ed evitando la mobilità per tutti i dipendenti».

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