La Cgil: «Il patto di stabilità
limita le spese dei Comuni»

I soldi - sostiene la Cgil Bergamo - ci sarebbero, solo che non si possono spendere. “I Comuni parsimoniosi della nostra provincia dovranno continuare a pagare i propri fornitori in ritardo e dovranno rinunciare ad attuare opere pubbliche programmate in favore delle proprie comunità, mentre si accumulano avanzi di amministrazione sempre più consistenti e bloccati, nonostante l’eccezionalità della crisi in corso”.

La denuncia arriva dal segretario provinciale della Funzione Pubblica-CGIL di Bergamo, Marco Brumana, che punta il dito contro il “rigore” di facciata del Governo. A bloccare la possibilità di spendere soldi da parte dei Comuni è intervenuta, infatti, la "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 febbraio 2009, n. 5, recante misure urgenti a sostegno dei settori industriali in crisi" (cioè la legge 33/2009): nel testo si fa riferimento a nuove misure nel rispetto del Patto di Stabilità Interno, il patto nato, qualche anno fa, dall'esigenza di convergenza delle economie degli stati membri della UE verso specifici parametri, comuni a tutti, e condivisi a livello europeo. L'indebitamento netto della Pubblica Amministrazione costituisce il parametro principale da controllare.

“Non è stata tenuta in considerazione la proposta, avanzata più volte dall’ANCI, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani, di allentare il Patto di Stabilità per consentire ai Comuni di investire risorse in opere pubbliche che facciano ripartire l’economia” commenta Brumana.

“Infatti, secondo i dati forniti dall’ANCI, allo stato attuale i Comuni contano residui passivi pari a 15 miliardi di euro, cifra ragguardevole, che sta creando notevoli problemi anche ai sistemi produttivi locali, ed avanzi di amministrazione calcolati e pari a 3,2 miliardi di euro: questo succede perché pagamenti e investimenti sono bloccati per riuscire a rispettare le regole del Patto di Stabilità”.

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