La chimica bergamasca punta sull’ambiente

La chimica bergamasca punta sull’ambienteGli investimenti nelle 20 imprese orobiche hanno portato a una riduzione di incidenti e inquinamento

Le venti aziende chimiche bergamasche che aderiscono al programma Responsible Care giocano all’attacco nel campo della sicurezza. Infatti, oltre un decimo dei 628 milioni e mezzo di euro investiti nel 2003 in ambiente, salute e sicurezza dalle 172 imprese italiane di Responsible Care è stato speso a Bergamo.

Il dato è calcolato sulla base del tasso medio nazionale, pari al 2,7% nel 2003, in crescita rispetto al 2,2% dell’anno precedente, e del fatturato aggregato del 2002, che si avvicina ai 2 miliardi e mezzo: il risultato dà investimenti per 67 milioni. La stima non è senza difetti, ma serve comunque a dare un’idea dell’impegno delle imprese chimiche «responsabili» che lavorano in provincia di Bergamo con 24 stabilimenti, di cui venti con attività produttiva e quattro depositi di distribuzione per un totale di circa tremila dipendenti. Altri dati meno economici ma più strettamente ambientali dicono che un’impresa chimica in bergamasca in media produce 30 tonnellate di rifiuti per milione di euro di fatturato, pari al 35% in meno rispetto a un’impresa manifatturiera. Inoltre, le imprese «responsabili» della provincia nel 2003 hanno emesso 610 tonnellate di anidride carbonica migliorando di oltre il 20% i risultati rispetto al 1990. Il dato è di poco inferiore rispetto alla media nazionale del 25,7%, che scende al 13,5% se riferita a tutta l’industria chimica. Il miglioramento nazionale su base annua (2002-2003) è stato del 9,8% per le imprese di Responsible Care e del 3,2% per l’intero settore. Sulle emissioni di CO2 in atmosfera, fra l’altro, entrano in vigore i tetti fissati dal Protocollo di Kyoto e il rapporto 2003 di Responsible Care, il decimo della storia del programma, sottolinea che i risultati finora ottenuti dall’industria chimica italiana sono già «ben di più di quanto richiesto» da quell’intesa internazionale.

Nel complesso l’industria chimica italiana ha investito per ambiente, sicurezza e salute 734,7 milioni di euro con un’incidenza dell’1,6% sul fatturato. La quota riferibile alle imprese «responsabili» rappresenta il 26,6% del totale dei loro investimenti.

Oltre agli sforzi per ridurre le emissioni in aria e in acqua, i consumi energetici e la produzione di rifiuti, un altro aspetto rilevante del programma promosso a livello mondiale per favorire lo sviluppo sostenibile dell’impresa è l’attenzione per la sicurezza dei dipendenti. Il rapporto 2003 dichiara un indice di frequenza degli infortuni delle imprese aderenti al programma, calcolato come numero di infortuni per milione di ore lavoratore, pari a 10,1, in calo del 7,3% rispetto al 2002. È aumentato invece il medesimo indice calcolato per le imprese esterno che operano all’interno di imprese chimiche «responsabili»: 13,4 contro il 12 dell’anno precedente. «Anche se il fenomeno, negli ultimi anni, è in calo strutturale», sottolinea il rapporto. In calo l’indice di gravità degli infortuni (giorni persi per mille ore lavorate): da 0,28 a 0,26. Cresce invece l’incidenza delle malattie professionali (malattie per milione di ore lavorate): da 0,046 a 0,069. «Seppur in aumento - sottolinea il documento nazionale - è circa un quarto di quello relativo all’industria chimica nel suo complesso».

Le imprese Responsible Care rappresentano una fetta pari al 57,4% del fatturato complessivo generato dall’industria chimica: 26,4 miliardi di euro su 46, con 450 unità produttive che occupano oltre 62 mila dipendenti su un totale di 133 mila. I bergamaschi rappresentano, invece, il 35% circa del fatturato prodotto da tutta l’industria chimica attiva in provincia.

Le venti aziende bergamasche aderenti a Responsible Care, di cui otto certificate ISO 14001, sono: 3M Italia di Grassobbio, Acs Dobfar di Albano, Basf Italia di Comun Nuovo, Bayer, Bayer CropScience e Bayer MaterialScience di Filago, Bidachem di Fornovo, Borregaard Italia di Madone (per la quale peraltro è stata annunciata la chiusura), Giovanni Bozzetto di Filago, Dow Agrosciences di Mozzanica, Dsm Composite Resins Italia di Filago, Elastogran Italia di Zingonia, Great Lakes Manifacturing Italy di Pedrengo, Henkel Loctite Adesivi di Zingonia, Lonza di Scanzorosciate, Pemco Emails di Filago, Siad di Bergamo, Makteshim Agan Italia di Bergamo, Rohm Haas Italia di Mozzanica e Sapio Industrie di Treviglio.

(11/01/2005)

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