La cura per Bradi: dimezzare produzione e addetti

Le linee portanti del piano industriale richiedono sacrifici. Anche sul contratto integrativo

Per la Bradi, al massimo dieci giorni di tempo per la definizione di un futuro che, comunque, non può prescindere da un piano di sacrifici legati ad una drastica riduzione del personale (per via della rimodulazione dell’attività produttiva) e ad una revisione degli attuali contratti. È quanto illustrato dal prefetto di Bergamo Cono Federico, nel corso dell’incontro con i sindacati (presenti i delegati della Bradi, l’amministratore unico Angelo Rampoldi, e i consulenti, Eugenio Mercorio ed Enrico Felli) alla luce della relazione fatta sulla situazione dell’azienda di Levate, dalla Brembo Spa come «advisor» (consulente) istituzionale per la verifica delle strategie industriali possibili per il rilancio della società produttrice di dischi freno.

Un sacrificio, quello prospettato dal prefetto di Bergamo, ovviamente difficile da digerire per i rappresentanti dei lavoratori (oltre ai tre segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, rispettivamente Maurizio Laini, Mario Gualeni e Roberto Prometti, una delegazione composta da segretari e delegati dei metalmeccanici, e rappresentanti della Rsu aziendale). Da parte sindacale è stata data la disponibilità di massima ad affrontare un percorso costruttivo e condiviso orientato alla salvaguardia dell’attività industriale con l’obiettivo della conservazione del maggior numero possibile di posti di lavoro. Viene però richiesto l’impegno del potenziale subentrante nella gestione industriale a illustrare al più presto e ufficialmente le sue intenzioni e il suo piano operativo. Anche perché, all’orizzonte ci sono due scadenze importanti: venerdì scade la mensilità di gennaio per i lavoratori Bradi (che negli ultimi tre mesi per via della delicata situazione congiunturale e per l’avvio del concordato preventivo hanno ricevuto circa un terzo delle spettanze) e l’8 febbraio, la scadenza della cassa integrazione. Ma il sindacato sottolinea anche che con il tempo si rischia anche di rendere più difficile la ripresa. Nelle ultime settimane l’organico Bradi è già sceso da 380 a 345 persone (tra le 140 e le 150 sono attualmente al lavoro): se questo da un lato favorisce la soluzione del problema sociale, dall’altro vede la fuoriuscita soprattutto delle professionalità migliori e quindi più ambite.

In ogni caso, come è emerso ieri, il giudizio di sintesi che esce al termine della consulenza gratuita prestata dalla Brembo Spa su richiesta del prefetto è che la sostenibilità del business Bradi esiste. Ma a dimensioni ridotte rispetto alle attuali e con una revisione dei costi. Dal punto di vista impiantistico, infatti, si è capito che la struttura produttiva dell’azienda di Levate, anche sul piano della qualità, non presenta particolari problemi. Più delicata, invece, è la verifica sul piano commerciale svolta tra i clienti italiani ed esteri: sarebbe infatti stato evidenziato che degli attuali otto milioni di pezzi prodotti all’anno (venduti però a prezzi non adeguati al mantenimento della struttura industriale) solo per circa la metà è possibile individuare clienti che assicurino un margine sufficiente. La drastica riduzione dei volumi produttivi comporterebbe quindi, come è stato ricordato ieri, «una drastica riduzione dell’occupazione». Di fatto, gli attuali 345 dipendenti dovrebbero ridursi circa della metà, scendendo comunque sotto quota 200.

Per la sostenibilità dell’attività, sempre secondo il piano industriale, dovrebbero essere presi provvedimenti anche sul costo del lavoro, con una revisione del contratto integrativo aziendale. Solo con queste condizioni viene ritenuto che il business possa essere rettp e ci possa essere interessamento di qualche azienda: al momento infatti non è stata presentata alcuna offerta.

Il prefetto Cono Federico anche ieri ha ribadito il suo impegno impegnato per cercare di appianare problemi che possano essere di ostacolo alla vertenza, anche sul piano dei tempi. Novità però potrebbero arrivare già questa settimana. Il ruolo di «advisor» istituzionale giocato da Brembo e il giudizio sulla sostenibilità dell’attività della società di Levate, nel caso si realizzassero le condizioni del piano industriale, potrebbe preludere anche ad un suo interessamento diretto sulle sorti della società di Levate. A questo proposito, la Brembo ha in programma venerdì una riunione del suo consiglio d’amministrazione: in quella sede potrebbe essere già affrontato il tema.

Ogni proposta dovrebbe comunque rispettare i vincoli normativi dalla procedura di concordato preventivo. La consuetudine prevede che il subentro del nuovo soggetto nella gestione industriale si concretizzi in due fasi: a quella iniziale dell’affitto dei beni e delle attività aziendali che deve essere accompagnato, di norma, da un’offerta vincolante di acquisto, segue in un secondo momento l’effettivo acquisto. Il tutto, solitamente, dal punto di vista occupazionale con il transito del personale per la fase di mobilità e la successiva assunzione da parte della nuova gestione.

E sul tema del futuro occupazionale il sindacato ieri ha subito puntato il suo sguardo, sottolineando come sia necessario individuare modalità e impegni affinché da un lato sia salvaguardato il numero massimo possibile di posti di lavoro e, dall’altro, l’eventuale futuro rilancio aziendale possa comunque contare sul «ripescaggio» dei lavoratori inizialmente esclusi.

Da L’ECO DI BERGAMO del 29701/2002

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