La nuova Coldiretti punta sull’innovazione

La nuova Coldiretti punta sull’innovazioneLa maggiore organizzazione agricola all’assemblea di venerdì presenterà il suo «progetto strategico». Il presidente Franco Gatti: serve una politica per commercializzare le produzioni tipiche

Una Coldiretti completamente rinnovata che vuole rilanciare un’agricoltura che sia moderna, dinamica e competitiva. È questo il messaggio che il nuovo presidente Franco Gatti (che sei mesi fa ha sostituito Francesco Mapelli, per lungo tempo alla guida dell’organizzazione) ha voluto inviare agli associati in vista dell’assemblea che si terrà venerdì 25 giugno alla Casa del Giovane a Bergamo (alle 11).

Nel giro di pochi mesi la maggiore organizzazione agricola della provincia («La nostra rappresentatività - ha detto Gatti - sfiora l’80%») ha cambiato i vertici: nuovo presidente, nuovo direttore (Massimo Albano), tre nuovi vicepresidenti (Romeo Andreini, Mario Facchinetti e Lucia Morali), due nuovi membri di Giunta (Raffaella Angelini e Gian Franco Paganelli) che si affiancano al confermato Gian Battista Micheli. Ora, con la nuova squadra, la Coldiretti, nell’assemblea di venerdì, traccerà la strategia operativa che caratterizzerà il mandato quadriennale della nuova dirigenza.

C’è un duplice dato che caratterizza l’agricoltura bergamasca nel 2004: il mondo rurale arretra e invecchia nei settori tradizionali, mentre riceve linfa nuova dai giovani nei comparti innovativi, dall’agricoltura multifunzionale all’agriturismo, dal biologico all’orticoltura. Sono 800 gli imprenditori con meno di 40 anni. Nuove aziende nascono nei nuovi settori, quelle esistenti nel comparto lattiero-caseario invece si riducono.

La nuova Coldiretti, di fronte a questi segnali che lancia il settore primario, non intende stare ferma e Gatti l’ha fatto capire nella conferenza-stampa tenutasi ieri mattina nella sede provinciale: «Abbiamo un progetto in testa - ha detto - che riguarda globalmente l’agricoltura bergamasca e in particolare i giovani che rappresentano l’avvenire del settore. Dunque formazione e qualificazione». E qui ha elencato una serie di interventi che devono essere fatti, a cominciare dal Consorzio agrario provinciale, uscito da un lungo periodo di commissariamento e ora restituito ai soci, che necessita di un rilancio e di un processo di fusione con altri Consorzi provinciali. Sulla questione latte, «le aziende devono creare un punto di forza nella commercializzazione del loro prodotto. Si tratta di avere un ente che sappia rapportarsi con efficienza al mondo della trasformazione». «Ma tutti gli organismi di settore - ha proseguito Gatti - devono fare impresa e poi redistribuire il reddito nel settore agricolo. È passato il tempo della vecchia logica assitenzialista dei patronati».

La Coldiretti priviligerà il rapporto tra produzione e territorio, valorizzerà il «made in Bergamo», terrà sotto controllo le grandi opere infrastrutturali come Brebemi, Alta capacità ferroviaria e tangenziali (che - secondo i calcoli di Gatti - «creeranno problemi a 200 aziende per complessivi 500 addetti, erodendo 400 ettari di territorio rurale»), cercherà di rivitalizzare l’agricoltura di montagna. Insomma, la Coldiretti punterà ad un «progetto strategico» (assieme alle altre organizzazioni agricole con le quali «il confronto è aperto, fatto salvo il concetto di rappresentatività della Coldiretti, che non è negoziabile») che si basa su modernità e innovazione. Non sono mancati accenni alla vicenda Parmalat (da noi sono coinvolte 150 aziende per 7 milioni di euro di crediti), al prezzo del latte in calo anche per via della concorrenza dell’Est Europa («Bisognerà coinvolgere la grande distribuzione nelle trattative sul prezzo»). Il vicepresidente Andreini, in conclusione, si è soffermato sul comparto carne, rilevando l’ottima esperienza della carne bergamasca certificata, molto apprezzata dai consumatori.

(22/06/2004)

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