Lavoratori in presidio a Roma
I sindacati: ora risposte concrete

Avviare a Milano un tavolo di confronto per individuare concrete misure di rilancio del sistema produttivo e dell'industria lombarda. È una delle richieste di Cgil, Cisl, Uil della Lombardia alla Camera mentre era in corso il presidio davanti a Montecitorio.

Avviare a Milano un tavolo di confronto tra governo, Regione e parti sociali, per individuare concrete misure di rilancio del sistema produttivo e dell'industria lombarda. È una delle richieste presentate martedì mattina da Cgil, Cisl, Uil della Lombardia ai presidenti delle commissioni Lavoro e Attività produttive della Camera, Silvano Moffa e Manuela Dal Lago, mentre era in corso il presidio organizzato dai tre sindacati davanti a Montecitorio.

Lavoratrici e lavoratori delle aziende in crisi, arrivati da tutte le provincie della Lombardia, hanno manifestato davanti alla sede della Camera per sollecitare impegni concreti per il rilancio dell'industria e dell'occupazione. Da parte dei due presidenti è stato espresso l'impegno ad attivarsi con il governo affinché si realizzi al più presto il tavolo di confronto richiesto. Inoltre, la presidente Dal Lago si è impegnata a proporre al presidente Moffa un'audizione di Cgil, Cisl, Uil della Lombardia da parte delle due commissioni Lavoro e Attività produttive della Camera in seduta plenaria congiunta. «Il sindacato confederale non si è rassegnato e non si rassegna alla crisi profonda e strutturale che ormai da oltre quattro anni sta colpendo l'impresa, il tessuto produttivo e le condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti, nel nostro Paese e nella nostra regione – si legge nel documento consegnato ai presidenti delle Commissioni -. È un'emergenza alla quale occorre dare nell'immediato quelle risposte che sono attese ormai da troppo tempo. Se si ferma la regione con la più alta presenza manifatturiera, con un tessuto produttivo di così alto valore, si ferma il Paese».

«Non c'è giustificazione alcuna verso le rimozioni e i ritardi irresponsabili rispetto alla crisi che hanno impedito di far fronte alla gravità della situazione – prosegue -; e il mondo politico deve farsene carico se vuole restituire senso e valore, credibilità e responsabilità alla propria importante funzione per il sistema democratico del nostro Paese».

In Lombardia negli ultimi tre anni, dall'inizio della crisi, abbiamo accumulato richieste medie annue di oltre 250 milioni di ore di cassa integrazione. Oltre 175.000 sono stati i licenziamenti ufficiali, si sono persi circa 500 mila posti di lavoro, si è ridotto di oltre il 20% il tessuto produttivo, il tasso di disoccupazione è passato dal 4,5% a oltre il 6%. Il 75% delle assunzioni avvengono con contratti a tempo determinato, la precarietà aumenta con il lavoro nero. Cgil, Cisl, Uil lombarde sollecitano dunque risposte «concrete, mirate e innovative, che rimettano in moto la crescita e rilancino lo sviluppo e la buona occupazione». 

Alla mattinata ha partecipato anche Nino Baseotto, segretario generale Cgil Lombardia: «Siamo davanti a Montecitorio per dire che non è più sufficiente tamponare le ferite sociali che la crisi ha prodotto e produce - ha detto -. Gli ammortizzatori sociali sono strumenti indispensabili, ma non bastano più. Servono politiche per la crescita ed il rilancio dell'occupazione. Al Governo, al Parlamento e, su piani diversi, a regione Lombardia diciamo che bisogna cambiare passo. La politica monetaria del solo rigore ha fallito in Italia e in Europa. È tempo di cambiare: scommettere sul lavoro, promuovere politiche industriali degne di questo nome, investire su scuola, università, formazione e ricerca, allentare i vincoli del Patto interno di stabilità».

Servono risposte e servono subito, secondo Gigi Petteni, segretario generale Cisl Lombardia: «In troppi in questi ultimi giorni si sono accodati alla nostra preoccupazione dell'acuirsi delle tensioni sociali. Chi ha le responsabilità deve dare le risposte, non ci interessa la condivisione delle nostre preoccupazioni. Sono le mancate risposte la condizione che favorisce la tensione sociale. Da tempo ripetiamo che la situazione è estremamente preoccupante - ha detto il sindacalista bergamasco -. In Lombardia abbiamo tante, troppe, aziende in crisi. I lavoratori di queste realtà, in grande difficoltà, sono venuti qui oggi per chiedere che siano messe in campo serie misure concrete per assicurare la sopravvivenza e la salvaguardia del nostro importante tessuto industriale e per ricreare quelle condizioni che favoriscono gli investimenti e l'occupazione. Speriamo di essere riusciti oggi a riscaldare i cuori e le menti della politica istituzionale e a far crescere l'interesse per la ripresa di una politica industriale in questo Paese per la salvaguardia del suo sistema manifatturiero. Questa è una condizione indispensabile per incamminarci in una nuova fase in cui si possano ricreare condizioni di crescita col lavoro, dopo anni di pesanti ridimensionamenti della realtà occupazionale del nostro paese».

Presente anche Walter Galbusera, segretario generale Uil Lombardia: «Le gravi e numerose situazioni di crisi aziendale sono il termometro più efficace per misurare il grado di difficoltà sociale che stiamo vivendo - ha spiegato -, ma anche il punto da cui partire per tornare a crescere. Il recupero produttivo del nostro Paese non può essere trainato solamente dalla domanda internazionale, che pure ha dato forti segnali di vitalità, ma deve ricevere il maggiore impulso da parte del mercato interno. Questo oggi può essere garantito solo se la rigorosa lotta all'evasione sarà accompagnata dalla riduzione della ormai insostenibile pressione fiscale, in particolare per i lavoratori e i pensionati. A questo vanno accompagnate specifiche misure per le imprese, come la compensazione di debiti e crediti delle imprese nei confronti delle istituzioni, il pagamento in tempi ragionevoli da parte della Pubblica Amministrazione e la semplificazione burocratica».

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