Le aziende bergamasche giudicano MiWine

Mille e 200 le aziende rappresentate, 16 mila metri quadrati espositivi, 25 mila gli operatori coinvolti, 2.500 gli stranieri, provenienti da 41 Paesi, accreditati 110 giornalisti della stampa estera e 450 giornalisti italiani. Sono questi i numeri del MiWine, la debuttante rassegna enologica che si è chiusa l’altro giorno alla Fiera di Milano. Le 11 aziende vitivinicole bergamasche presenti alla rassegna milanese danno un giudizio articolato e diversificato sulla nuova manifestazione che ha rotto il monopolio del Vinitaly veronese.

«Il MiWine - dice il vicepresidente del Consorzio tutela Valcalepio, Emanuele Medolago Albani - è una fiera molto selettiva, con prezzi di partecipazione un po’ elevati. In futuro l’Ente fiera dovrà migliorare la comunicazione e favorire la presenza e i contatti con gli operatori stranieri». D’accordo Tiziano Belotti, della Tallarini: «Siamo a Milano, piazza importante per noi, e le potenzialità ci sono tutte. Qualcosa andrà cambiato: sarebbe meglio collocare la fiera nel periodo di gennaio-febbraio». Per Marco Plebani del Calepino, «non si poteva pretendere la perfezione alla prima edizione. L’affluenza c’è stata, i servizi e l’organizzazione sono confortevoli. È invece mancato il pubblico».

Valutazione insufficiente, invece, da Enrico Rota, della 4R-Villa Domizia: «Non c’è stata promozione, nessuno li ha visti i promessi "buyers" stranieri"». «Poca gente», aggiunge Marco Bernardi della Tordela. E Nicla Acerbis, di Podere Cavaga: «Costi di ingresso esorbitanti sia per gli operatori che per il pubblico». Per Sandra Nava della Caminella «l’organizzazione è valida, tutto il contrario del Vinitaly dove ci sono sempre problemi». «I servizi sono ottimi - dice Vanna Balestrieri Buelli, della Rocchetta - anche se nel 2006 andrà migliorata la pubblicizzazione». Per Cristina Kettlitz, della Tenuta Castello di Grumello, «occorrerà dare alle aziende la possibilità di coinvolgere di più la loro clientela».

Secondo Giovanni Clerici, dell’azienda Le Corne, «in futuro bisognerà aggiustare il tiro, il periodo non va bene perché segue tante altre rassegne enologiche». Infine, Giovanni Curti, della Cantina sociale bergamasca, dice che «è andata discretamente bene. Il periodo è sbagliato, ma a Milano la struttura è moderna e i padiglioni bene attrezzati. Ma andrà ridotto il prezzo d’ingresso».

(18/06/2004)

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